Recensione di The Search di Michel Hazanavicius con Bérénice Bejo e Annette Bening: il regista di "The Artist" realizza un film sulla seconda guerra cecena canonico ma senza retorica, in grado di dare suggestioni ma senza compiersi del tutto
Con Bérénice Bejo e Annette Bening e presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, The Search segna una svolta nella carriera di Michel Hazanavicius, fino ad ora caratterizzata da commedie e già coronata dall’Oscar per regia e film di The Artist.
Ambientato durante la ripresa della guerra cecena del 1999, segue principalmente le vicende di un bambino sfuggito al massacro della famiglia e quelle di un ragazzo costretto ad arruolarsi nell’esercito russo. L’occhio di Hazanavicius agisce attraverso questi sguardi innocenti, vagando per scenari bellici e tra gli sfaceli del conflitto, in direzioni opposte e congruenti, ugualmente graduali, rispettivamente verso la salvezza (lungo il tentativo di ricongiungimento) e la perdita d’umanità (della formazione militare), con una puntualità di scrittura in grado di rendere il tutto immediato e familiare, lasciandosi andare a qualche scontatezza nel generale rispetto dei canoni senza seguirli pedissequamente.
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Visivamente appagante e compatto, plumbeo e particolareggiato, The Search conferma il talento del regista francese: non abbandonandosi mai alla “cartolina dal fronte” né alla retorica della crudezza delle immagini o a quella dei dialoghi, prende una propria particolare forma, discostata dalla morale e con un ritmo blando talvolta così disteso da risultare eccessivamente comodo. Dedicandosi ai personaggi e all’esplorazione dei luoghi come se un alone di speranza e di interesse prima di tutto narrativo proteggesse ogni elemento della visione, Hazanavicius riesce a trascendere e lì dove ci si aspetterebbe lo strillo, ci ritroviamo a godere del singolo attimo (i nascondigli del bambino, il rintronamento del ragazzo, la scoperta della musica, la paura, la droga, gli scatti di violenza) e della naturalezza degli eventi, quasi si trattasse di una sorta di leggerezza, di una ricerca di bellezza e suggestione che nella guerra abbiano solo il punto di partenza.
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The Search riesce ad avvolgere fino a placare la tensione, come se con quei personaggi e quegli avvenimenti ci dovessimo convivere a lungo. Ma questa caratteristica finisce col privare il film di una climax, sfumandone i punti di forza, rendendo il tutto come un piacevole abbaglio audiovisivo, ma non del tutto cinematografico, privo di una conclusione corposa, di un “punto e a capo”, di qualcosa che faccia cadere i denti definitivamente. La cornice narrativa racchiude il tutto, soprattutto con l'inizio folgorante (girato come un video amatoriale dell’epoca) che per tutto il resto del film ci viene dato come lampi in lontananza, concludendo poi con semplice coerenza.
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I pregi di The Search rimangono in primo piano ed evidenti per tutto il tempo, ma come non del tutto sbocciati stimolano voglie e pulsioni ma senza soddisfarle, lasciando con un certo appetito: promosso ma con la speranza che il meglio di Michel Hazanavicius debba ancora venire.
Voto della redazione:
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