Recensione di The Young Pope - Episodi 1 e 2 | Sorrentino rinasce in televisione
Recensione di The Young Pope - Episodi 1 e 2 di Paolo Sorrentino con Jude Law, Silvio Orlando, Diane Keaton: il passaggio alla serialità sembra aver giovato al regista premio Oscar, che ritroviamo rigenerato, stuzzicante e lontano da certi eccessi
Debutterà il 21 ottobre 2016 la prima serie televisiva di Paolo Sorrentino The Young Pope di cui sono stati proiettati i primi due episodi al Festival di Venezia, con Jude Law, Silvio Orlando e Diane Keaton.
Dopo l’apice parossistico di Youth – La giovinezza, Sorrentino con il lavoro sulla serie tv Sky-HBO-Canal+ sembra aver trovato terreno fertile dove far germogliare le sua capacità, il suo stile, le sue fisime. In The Young Pope troviamo un approccio riconoscibilissimo e allo stesso tempo rigenerante, in rinnovate potenza e declinazione, grazie al format seriale, come se la fame di creazione dell’autore fosse andata incontro ad un reboot prima di tutto formale.
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Passato un incipit da far esclamare «Ecco che parte la Sorrentinata!», capiamo che il nostro premio Oscar ha ben chiara la differenza tra serie televisiva e film e tra le differenti modalità di sviluppo delle vicende e dei personaggi. Così vengono meno le ampollose carrellate, le inquadrature sfacciate, le emulsioni spirituali con cui aveva fino ad adesso caricato il suo cinema fino ad oberarlo e soffocarlo; si stemperano i dialoghi e i monologhi, liberati dall’icasticità cinematografica ed inseriti nel lungo percorso verbale di cui abbiamo per ora visto l’inizio, con personaggi – tutti smaccatamente e, dopo molto tempo, lietamente sorrentiniani – compositi, sfaccettati e non compressi.
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La rivoluzione è nei dosaggi e nelle misure, nelle proporzioni e negli ingombri dei vari elementi, nelle necessità ritrovate ed in quelle messe da parte: nel formato blister da dieci episodi la tumultuosità del regista sembra poter trovare una dimensione nuova, lontana dai dosaggi da overdose dei suoi ultimi lavori, per arrivare a fare il giusto effetto, puntata dopo puntata. Le carte in tavola dopo questi primi due segmenti non sono molte: tutto gira attorno a questo giovane papa americano (che fuma, beve Coca-Cola a colazione, e cita i Daft Punk e soprattutto ha un piglio determinato talvolta comico talvolta agghiacciante) la cui definizione è una passeggiata nelle sabbie mobili: ogni scena è un passo, un dettaglio in più; e dopo ognuno affondiamo maggiormente nella curiosità, nel mistero, nel dubbio.
Sembra che Sorrentino abbia ripreso la sua strada migliore, quella de Il Divo, e questa indagine su un uomo al di sopra di ogni cosa questa volta completamente (?) inventato, sul potere, sulla condizione umana e sulla religione inizia nel migliore dei modi. Perché la voglia di continuare, se non addirittura già ripetere, c’è. Jude Law stupisce, Silvio Orlando regge orgogliosamente e Diane Keaton finamente non fa Diane Keaton: loro i ruoli principali, tra giardini e uffici papali, segreti e fumo, in una triangolazione noir innescata fin da subito e su cui dovrà reggere l'intero sistema. Un sistema eterogeneo rifuggente la verosimiglianza: iniziamo con un doppio sogno e finiamo con un monologo da fantapolitica, e non sappiamo mai dove siamo; ed è ironico vedere quanto Sorrentino divaghi (in tutti i sensi) meno qui che nei suoi film.
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Il regista che spacca tutto in mille pezzi per poi darci i suoi mosaici è quello di sempre, per adesso con meno liricismi barocchi e con più umor nero, con meno frasi ad effetto e più attenzione ai personaggi, con meno accumulo da logorrea creativa e una ritrovata maggiore libertà: «Calma, Paolo, c’è tempo. Ogni battuta non deve per forza essere un potenziale aforisma, ogni inserto non deve essere estatico». Non più un cinema pachidermico ma una televisione imponente, quella complessa e serrata. Quella televisione che già da tempo può permettersi di osare molto più della sala e che Sorrentino sembra abbia spremuto al massimo, senza (s)piegarsi, ma semplicemente trasformandosi. Forse la cosa migliore che gli potesse capitare in questo momento.
Voto della redazione:
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