Da "Le conseguenze dell'amore" a "Il regno d'inverno": grandi film che oltre alla perfezione formale pongono domande filosofiche
“L’uomo è condannato ad essere libero: condannato perché non si è creato da se stesso, e pur tuttavia libero, perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa” così diceva Jean Paul Sartre e proprio da questa riflessione sulle conseguenze dell’esistenza vogliamo partire per stilare una mini classifica tutta esistenzialista. Molto spesso infatti i film – soprattutto i grandi film – ci aiutano a riflettere e a crescere umanamente, ad accettare anche i lati più spiacevoli dello stare al mondo. Ecco alcuni esempi:
Le conseguenze dell’amore
Come suggerisce il titolo, questo film di Paolo Sorrentino, è incentrato sul tema delle conseguenze. Considerato da molti uno dei migliori film del regista premio Oscar, non è da sottovalutare che oltre alla profondità dei temi trattati il film vanta un’attenzione formale sopraffina, è curato nel minimo dettaglio dalle musiche alla fotografia. Titta Di Girolamo incarna le conseguenze delle scelte sbagliate, eppure lo fa con sangue freddo e – solo apparente – distacco.
Il nastro bianco
Ambientato in una Germania di inizio Novecento, questo film in bianco e nero di Michael Haneke dà sicuramente più domande che risposte. In una comunità rurale cominciano ad accadere strane cose, eventi che sembrano essere una punizione che qualcuno interpreta come scelta divina mentre altri accettano come simbolo del disordine universale. Con semplici e precise inquadrature questo film arriverà a farvi capire come violenza e umanità a volte non siano concetti troppo distanti.
Tre colori – Film blu
Il primo film della trilogia di Krzysztof Kieślowski vuole riflettere sul primo dei valori della bandiera francese, la libertà. Julie, la protagonista interpretata da Juliette Binoche, sopravvive ad un incidente in cui muoiono la figlia e il marito, un famosissimo direttore d’orchestra. Si indagano così le conseguenze del dolore e della perdita. È un percorso esteticamente impeccabile all’interno della sua elaborazione del lutto, uno dei più bei film del regista polacco.
[Leggi anche: A lezione di filosofia da Andrej Tarkovskij]
Il regno d’inverno
Il film vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2014 diretto da Nuri Bilge Ceylan racconta di un uomo che possiede un hotel in un luogo sperduto dell’Anatolia. Le conseguenze in gioco in questo caso sono quelle di un rapporto tra un uomo e due donne molto diverse fra loro. Il regista riesce ancora una volta a prendere i lati banali della vita e delle relazioni e trasformarli in riflessioni filosofiche estremamente profonde solo con l’aiuto delle sue inquadrature.
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