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Autore Pierre Hombrebueno :: 2 Dicembre 2016

Da "Chinatown" di Roman Polanski a "C'era una volta in America"di Sergio Leone, ecco alcuni capolavori girati da registi stranieri che hanno saputo raccontare in maniera eccellente gli U.S.A.

C'era una volta in America

Numerosi, ovviamente, i cineasti americani che hanno realizzato dei grandissimi capolavori sugli U.S.A, ma questo non significa che talvolta, ad aver indagato al meglio la nazione a stelle e strisce non siano stati invece degli sguardo esterni, ovvero dei registi stranieri.

Pensiamo ad esempio Chinatown, uno dei film più belli mai realizzati dal polacco Roman Polanski, che nel 1974, ha saputo spingere ulteriormente le barriere del noir, uno dei generi cinematografici più americani per eccellenza. Non solo l'autore è riuscito a ricostruire alla perfezione il periodo in questione (la Los Angeles degli anni '30), ma ne ha anche saputo trarre una suggestiva quanto spietata parabola sulla banalità della cattiveria, da sempre insita nella storia degli States.

Che dire, poi, di Dogville, nerissima satira del danese Lars Von Trier che, partendo dalle vicende di una piccola provincia, è finito per raccontare lo spettro oscuro che attraversa tutta la società U.S.A. post-11 settembre? Concettuale e a suo modo imprendibile, apertamente criticabile ma anche così incisivo nel suo feroce messaggio, a 13 anni dalla sua realizzazione, Dogville rimane tutt'oggi uno dei lavori più lucidi di Lars.

Ancora: impossibile, ovviamente, non citare C'era una volta in America di Sergio Leone, epopea di 4 ore e mezza che racconta l'ascesa e la caduta di alcuni gangster di New York. Il piglio è quello degli Scorsese e dei Coppola, ma filtrato da un approccio di totale e immensa grandeur come solo il cineasta italiano riesce a fare. Il risultato? Un kolossal carico di malinconia e mood crepuscolare. 

Infine, passando da New York al Mid-West, un altro imprescindibile capolavoro è sicuramente Paris, Texas del tedesco Wim Wenders, che è riuscito a cogliere con evocativa efficacia l'impredibilità fantasmatica dell'America, quella lontana dalla metropoli e fatta di silenziosi disagi esistenziali.

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