Ritratto di Alessandro Guatti
Autore Alessandro Guatti :: 6 Settembre 2016

"Assalto al cielo" di Francesco Munzi si rivela un’interessante rivisitazione di un momento critico della storia italiana, gli anni settanta. Presentato al Festival di Venezia, fuori concorso

Assalto al cielo

Dopo i tre lungometraggi che lo hanno reso noto al grande pubblico (Saimir, 2004; Il resto della notte, 2008; Anime nere, 2014), Francesco Munzi torna al Festival di Venezia, nella sezione Fuori Concorso, con un documentario adulto e maturo, che si immerge nel passato dell’Italia per far sì che il pubblico si riappropri della storia nazionale.

Esplorando alcuni dei più importanti archivi italiani (Luce, Cineteca di Bologna, Teche Rai, Archivio del Movimento operaio), Munzi costruisce un documentario con la tecnica del found footage (ovvero l'utilizzo di materiale preesistente), compiendo un’operazione se non completamente innovativa quantomeno necessaria: raccontare le lotte politiche extraparlamentari negli anni compresi tra il 1967 e il 1977 come una parabola della ribellione giovanile contro la società dei padri e dei capitalisti.

La strage di piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969) e quella di piazza della Loggia (Brescia, 28 maggio 1974) sono tappe obbligate di un viaggio che passa attraverso il movimento studentesco e quello operaio, la protesta contro la guerra nel Vietnam, gli scioperi, Forza Nuova, gli anarchici e le Brigate Rosse. Una delle novità del percorso di Munzi è il fatto che vengono lasciati da parte i filmati più istituzionali e ci si concentra sulle testimonianze dirette dei giovani, raccolte durante le assemblee, i convegni, i concerti, i raduni, le manifestazioni in piazza e davanti alle fabbriche, (ri)costruendo la storia “dal basso”, come dice lo stesso regista.

Strutturato in tre movimenti come una partitura musicale, Assalto al cielo (il cui titolo riprende lo slogan della Comune di Parigi del 1870) ha un notevole potenziale didattico oltreché cinematografico: in tempi come questi, in cui la riscrittura della storia per fini politici o ideologici è all’ordine del giorno, non farà male ai giovani italiani sentire le parole e le speranze di chi aveva trent’anni in uno dei periodi più bui della nostra storia. Presentando direttamente le loro azioni e le loro ideologie, il documentario sviluppa connessioni e riflessioni che mostrano come il passato, sia esso rinnegato o celebrato, abbia sempre le sue contraddizioni.

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