Dopo la chiusura dell’Hong Kong International Film Festival e con alle porte il Beijing International Film Festival di Pechino, scopriamo gli italiani che hanno convinto le platee e le giurie in Cina
Aprile è un mese importante per l’Italia che sta sviluppando i rapporti con la Cina: da una parte gli accordi co-produttivi, dall’altra i successi ai festival. L’Hong Kong International Film Festival e il Beijing International Film Festival confermano l’Italia nella lista dei preferiti. Vediamo chi ha fatto breccia nel cuore degli asiatici.
In copertina, il grande traguardo raggiunto da una esordiente del lungometraggio, Laura Bispuri, che in sordina ha raccolto un premio di tutto rispetto in terra asiatica. È infatti dall’Hong Kong International Film Festival che la giovane regista italiana si porta a casa il Firebird Award, un premio, dedicato ai registi esordienti e tra i più ambiti della famosa kermesse hongkongese. Il suo film Vergine Giurata, ha battuto altre due produzioni dai sapori molto più affini alla platea e si appresta adesso a volare verso il Tribeca Film Festival di New York.
Una grande impennata di entusiasmo per un cinema italiano esordiente che sembra dare segnali di ripresa soprattutto a livello internazionale: l’universalità della storia della Bispuri, che vede Alba Rohrwacher come protagonista sopra le righe, ha impressionato a Berlino e letteralmente steso Hong Kong, raccontando d’identità, sessualità e tradizioni difficili da scalfire. È ancora nelle sale italiane per i ritardatari.
La Bispuri tuttavia non è l’unica ad essere coinvolta in questi mesi nei teatri asiatici. A giorni, infatti aprirà il sipario del nuovo Beijing International Film Festival, la creatura di Marco Mueller che, possiamo confermare, ha contribuito pienamente a risollevare le sorti di commercialità scadente in cui il festival era caduto.
Ecco allora, benvenuti i film dall’Europa, e benvenuti soprattutto due nomi noti della vecchia guardia italiana. Inaugurano, infatti, il festival, i fratelli Taviani con la loro ultima opera Maraviglioso Boccaccio, portando in terra asiatica non solo il cinema, ma anche la letteratura nostrana. Durante il festival poi, sotto le spoglie di un omaggio a Ingrid Bergman, arriva una selezione “Rossellini”: Stromboli, La paura e Viaggio in Italia.
Per restare invece sul moderno, la Rohrwacher sarà presente anche qui, in un rassegna dei film più premiati che raccoglie veramente di tutto un po’ (da Vita di Pi 3D a l'ultimo Xavier Dolan fino ad arrivare a Le meraviglie).
[Leggi anche: Recensione di La scelta | Un Michele Placido febbrile ma non riuscito]
Fiato sospeso invece per il film in lizza per il Tiantan Awards, il premio principale di Pechino. L’anno scorso c’era il giovane Matteo Oleotto, quest’anno c’è il meno giovane ma sempre benvenuto Michele Placido che propone La scelta, con Raoul Bova e Ambra Angiolini: la storia di una coppia senza figli che a seguito di uno stupro, incontra una maternità desiderata e rifiutata allo stesso tempo.
Sarà curioso scoprire quale sarà la reazione della platea cinese su un tema che ancora oggi in Cina è considerato un terreno estremamente delicato e pieno di contraddizioni.
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