Dopo il lancio di Yulebao, il nuovo sistema di crowdfunding cinese, Alibaba acquista China Vision e diventa ufficialmente una produzione cinematografica a tutto tondo con il nome Alibaba Film Group
Premessa: Alibaba, una compagnia cinese del retail che muove capitali più di Amazon ed Ebay messi insieme, decide che vuole entrare nel business cinematografico.
Quindi che fa? Si compra un pezzo di Youku Tudou (lo Youtube cinese). Poi pensa di mettere in piedi un canale dedicato al cinema sulla piattaforma di Taobao, che per i consumatori cinesi è un grande ipermercato online dove l'introvabile è rintracciabile, e dove chiunque trascorre almeno dieci minuti della propria giornata. E infine, acquista un bel pezzo di China Vision, tale che tra un po' diventerà Alibaba Film Group.
L'investimento è massiccio, ma la ragione di tale impennata risiede nel successo strepitoso che la prima mossa operata da Alibaba per proiettarsi nel cinemabiz, ha registrato in tempi record. Si tratta di Yulebao (grosso modo, il tesoro dell'entertainment), una piattaforma online che utilizza il meccanismo di scambio tipico del crowdfunding: viene richiesto al pubblico una co-partecipazione produttiva in progetti filmici, televisivi e di videogiochi, in cambio di determinati benefici. Cosa era successo all'inizio? In sintesi, Yulebao ha inaugurato alle 10 del 31 marzo, e alle 17 del 4 aprile aveva già ricevuto click da 223,800 investitori che avevano comprato 785,500 pezzetti di film tutt'altro che indipendenti e bisognosi di finanziamento: come ad esempio, Wolf Totem di Jean-Jacques Annaud.
Com'è possibile che una piattaforma di crowdfunding riceva questa abnorme risposta in un tempo così breve? Sveliamo il meccanismo: gli utenti, attraverso la piattaforma di Taobao e via cellulare, possono dare il loro contributo ai progetti da un minimo di 50 RMB (6 € circa); ma questi soldi, vengono prima versati in un fondo assicurativo privato, la Guohua Life Insurance, e solo in un secondo momento destinati al finanziamento produttivo. La Guohua Lifa Insurance diventa così a sua volta co-produttrice per conto terzi: morale della favola, chi ha cliccato per una donazione al progetto artistico, da una parte si trova premiato del beneficio che la sua somma ha conquistato (chessò, l'autografo dell'attore o la presenza sul set in un giorno di riprese); e dall'altra si trova titolare di un rendimento annuo previsto del 7% per la somma investita nel prodotto assicurativo.
Lasciando perdere la curiosa questione economica, quello che questi finanziatori-fan supportano in realtà, come si diceva, sono prodotti blockbuster: ecco perché la motivazione scatenante il finanziamento dal basso, dove è il pubblico a scavalcare i meccanismi commerciali e a scegliere in prima persona l'offerta a cui rispondere, viene nuovamente inghiottito dalla ingordigia commerciale.
Dove sta l'affare per Alibaba? Se si calcola la diffusione potenziale che ogni progetto può avere e il meccanismo di fidelizzazione “garantita” che si instaura, ogni film spende in pubblicità quel misero 7% dovuto sulla donazione, che gioverà pure di altri effetti ping pong tra il pubblcio, e che, soprattutto, non ha nulla a che vedere con le cifre normalmente spese per un programma pubblicitario in loco per film ad alto budget.
Risultato? Questo gigante Yulebao è già stato valutato tra i 150 e i 200 milioni di dollari, una cifra che potenzialmente supera Facebook.
E Jack Ma, quell'ex insegnante di inglese che ha evidentemente costruito un impero con Alibaba, ha già annunciato alcuni dei nomi che sosterranno l'avanzata parallela della nuova Alibaba Film Group, l'ultima arrivata: vorrebbe Wong Kar-wai, Peter Chan e Stephen Chow tra i registi. E intanto chiama a raccolta Jet Li (Arma Letale 4, Hero, Danny the dog), Dong Ping, (presidente di ChinaVision) e Zhao Chao (direttore esecutivo di ChinaVision) a dirigere la neonata compagnia produttiva.
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