Conclusasi la quarta edizione del festival della capitale cinese, vince l'India ma Wong Kar-Wai si porta a casa il premio alla Regia
Dopo la plurima conferma alla Mostra del Cinema di Venezia, il nostro Matteo Oleotto con il suo Zoran, il mio nipote scemo, non è riuscito nell'impresa, che sarebbe stata memorabile, di conquistare un riconoscimento dalla Cina, dov'era in concorso alla quarta edizione del Beijing International Film Festival. Grande traguardo comunque è stato raggiungere la kermesse di Pechino al fianco di nomi altisonanti quali Wong Kar-Wai e Paul Haggis.
È stato, senza grande stupore, proprio il regista cinese a condurre la gara, sebbene non si sia aggiudicato il massimo riconoscimento, che è invece stato conquistato dal giovane Richie Mehta in una co-produzione canadese e indiana, Siddharth: una toccante storia di un padre in cerca del figlio lontano.
Ben tre premi invece, come si diceva, si porta a casa l'opera quasi perfetta di Wong Kar-Wai, The Grandmaster. Con questo rientro in grande stile al lungometraggio dopo alcuni anni di riflessione, e la nuova spalla fotografica Philippe Le Sourd (Un'ottima annata, Sette anime), il racconto etereo e dalle coreografie marziali estatiche di IP Man, convince la giuria formata da John Woo, Andrés Vicente Gómez, Lu Chuan, Maria Grazia Cucinotta, Ning Hao, Philippe Muyl e Rajkumar Hirani.
A lui il Tiantan Award per Best Director, Best Actress (la perfezione di Zhang Ziyi sul grande schermo era già conosciuta, ma la collaborazione con il regista l'ha portata al meglio di sé), e Best Cinematography, per il suo nuovo collaboratore Le Sourd.
Fagocitati tre dei più prestigiosi riconoscimenti dal maestro originario di Shanghai, al resto della compagnia è rimasto ben poco da spartire. La Francia si conferma essere una delle cinematografie più di riguardo nel mercato cinese, che da poco ha anche annunciato l'incremento delle importazioni dei film stranieri, con apparente volontà di volersi dedicare all'essai: saranno infatti 10 in più le unità distribuite anche da China National Culture & Art Corporation (Cncac), recentemente autorizzata insieme all'unica altra distributrice per film stranieri su territorio cinese, la statale China Film Group.
Ecco quindi che due titoli si distinguono: Attila Marcel di Sylvain Chomet che si aggiudica sia il premio come Miglior Attore Protagonista (Guillaume Gouix) che la colonna sonora; mentre il premio come Miglior Attore Non Protagonista spetta ad Alan Rickman per la sua performance nel film A promise di Patrice Leconte: un dramma storico che ha esordito nella sezione Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2013.
L'unico altro film cinese che sa distinguersi conquistando il Premio per la Miglior Sceneggiatura è Partner di Peter Chan, una commedia colorata, proprio come piace al pubblico locale, scritta a sei mani da Zhou Zhiyong, Zhang Ji e Lin Aihua: la storia racconta di un trio di amici e di un viaggio negli States fallito, che si convertirà in una fruttuosa esperienza di scuola di lingua. Curioso appunto è da fare al fatto che la direzione della fotografia di questa produzione tutta cinese è curata proprio dall' “uscente” Christopher Doyle, che assiste così a latere al successo della nuova coppietta Kar-Wai - Le Sourd: per coloro i quali dubitavano dell'esistenza del regista in assenza delle luci dell'australiano, questa è un'altra conferma della totale indipendenza dell'autore.
Infine, alla Corea del Sud la Miglior Attrice Non Protagonista (Re Lee in Hope di Lee Jun-ik), mentre il riconoscimento per gli Effetti Speciali vola in Australia con The Rocket di Kim Mordaunt.
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