David Gordon Green torna alla Mostra del cinema di Venezia con "Manglehorn", la sua ultima pellicola. Protagonista Al Pacino
David Gordon Green torna alla Mostra di Venezia: dopo la presentazione dello scorso anno del notevole Joe, il regista americano calcherà nuovamente il tappeto rosso del Lido.
Inserita in concorso, la sua ultima fatica, Manglehorn, è in assoluto una delle pellicole più attese dell’intera kermesse lagunare.
Protagonista è Al Pacino (in un ruolo che potrebbe metterlo in lizza per il Leone d’Argento) che veste i panni di un fabbro, Angelo Manglehorn, che trascorre un’esistenza semplice e ordinaria in una cittadina della provincia americana.
In realtà nel suo passato c’è un’ombra che non riesce ad allontanare: quarant’anni prima ha rinunciato alla donna che amava per compiere un colpo. Ancora oggi non riesce a perdonarsi la scelta fatta e, quotidianamente, scrive alla donna delle appassionate lettere d’amore. I giorni passano fino a quando l’uomo incontra una giovane che lo aiuta a riprendersi… ma il passato continua incessantemente a tornare a galla.
Dopo Joe, quindi, un’altra storia ambientata nella provincia americana con protagonista un uomo solitario e dal vissuto particolarmente oscuro.
Scritto dall’esordiente Paul Logan, Manglehorn vede nel cast, accanto ad Al Pacino, attori come Chris Messina, Holly Hunter e persino il regista Harmony Korine (Gummo, Spring Breakers).
Forte della vittoria dell’Orso d’argento a Berlino con Prince Avalanche (remake dell’islandese Either Way), nel 2013, David Gordon Green punta seriamente al palmarès veneziano all’interno di un concorso in cui è uno dei fiori all’occhiello.
Dopo aver esordito nel 2000 con il suo primo lungometraggio George Washington, il regista nato in Arkansas nel 1975 è diventato uno dei punti di riferimento del cinema indie americano d’inizio nuovo millennio con pellicole come All the Real Girls (2003) e Snow Angels (2007). In seguito ha adottato un repentino cambio di stile contrassegnato da una serie di film demenziali, decisamente distanti dalle buone cose fatte precedentemente: da Strafumati (2008) a Lo spaventapassere (2011).
Prince Avalanche e Joe, fortunatamente, hanno rappresentato un ritorno al cinema dei suoi esordi: ottima estetica visiva e interessanti riflessioni sull’America di oggi sono soltanto alcuni degli elementi che accomunano i suoi ultimi lavori alle sue prime opere. Manglehorn potrebbe rappresentare l’ennesima conferma di un ritorno alle origini per un regista non ancora quarantenne, titolato a dire la sua, in maniera sempre più forte, nel cinema a stelle e strisce degli anni a venire.
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