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Autore Andrea Chimento :: 24 Agosto 2014

David Gordon Green torna alla Mostra del cinema di Venezia con "Manglehorn", la sua ultima pellicola. Protagonista Al Pacino

una scena di "Manglehorn"

David Gordon Green torna alla Mostra di Venezia: dopo la presentazione dello scorso anno del notevole Joe, il regista americano calcherà nuovamente il tappeto rosso del Lido.
Inserita in concorso, la sua ultima fatica, Manglehorn, è in assoluto una delle pellicole più attese dell’intera kermesse lagunare.
Protagonista è Al Pacino (in un ruolo che potrebbe metterlo in lizza per il Leone d’Argento) che veste i panni di un fabbro, Angelo Manglehorn, che trascorre un’esistenza semplice e ordinaria in una cittadina della provincia americana.
In realtà nel suo passato c’è un’ombra che non riesce ad allontanare: quarant’anni prima ha rinunciato alla donna che amava per compiere un colpo. Ancora oggi non riesce a perdonarsi la scelta fatta e, quotidianamente, scrive alla donna delle appassionate lettere d’amore. I giorni passano fino a quando l’uomo incontra una giovane che lo aiuta a riprendersi… ma il passato continua incessantemente a tornare a galla.
Dopo Joe, quindi, un’altra storia ambientata nella provincia americana con protagonista un uomo solitario e dal vissuto particolarmente oscuro.
Scritto dall’esordiente Paul Logan, Manglehorn vede nel cast, accanto ad Al Pacino, attori come Chris Messina, Holly Hunter e persino il regista Harmony Korine (Gummo, Spring Breakers).
Forte della vittoria dell’Orso d’argento a Berlino con Prince Avalanche (remake dell’islandese Either Way), nel 2013, David Gordon Green punta seriamente al palmarès veneziano all’interno di un concorso in cui è uno dei fiori all’occhiello.
Dopo aver esordito nel 2000 con il suo primo lungometraggio George Washington, il regista nato in Arkansas nel 1975 è diventato uno dei punti di riferimento del cinema indie americano d’inizio nuovo millennio con pellicole come All the Real Girls (2003) e Snow Angels (2007). In seguito ha adottato un repentino cambio di stile contrassegnato da una serie di film demenziali, decisamente distanti dalle buone cose fatte precedentemente: da Strafumati (2008) a Lo spaventapassere (2011).
Prince Avalanche e Joe, fortunatamente, hanno rappresentato un ritorno al cinema dei suoi esordi: ottima estetica visiva e interessanti riflessioni sull’America di oggi sono soltanto alcuni degli elementi che accomunano i suoi ultimi lavori alle sue prime opere. Manglehorn potrebbe rappresentare l’ennesima conferma di un ritorno alle origini per un regista non ancora quarantenne, titolato a dire la sua, in maniera sempre più forte, nel cinema a stelle e strisce degli anni a venire.

 

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