"Where To Invade Next" uscirà il 23 dicembre negli USA e sarà in tempo per candidarsi agli Oscar
Il nuovo documentario di Michael Moore, Where To Invade Next, girato in gran segreto e presentato al Toronto Film Festival, è stato proiettato all’inizio di ottobre al New York Film Festival e ora c’è anche una data di uscita (americana): il 23 dicembre 2015. Non si tratta di un’informazione secondaria perché, oltre alla grande visibilità ottenuta dal film nel periodo natalizio – spinta che forse a Moore non serve più – il film potrà qualificarsi agli Oscar.
A rivelarlo in esclusiva è Variety, che aggiunge anche i nomi di chi si è aggiudicato la distribuzione della pellicola, personalità del settore come Tom Quinn e Jason Janego che stanno costituendo una nuova società di cui non si sa ancora il nome.
Della produzione, invece, se n’è occupato il regista stesso insieme a Carl Deal e Tia Lessin, anche loro documentaristi.
Where To Invade Next ci riguarda molto da vicino. Moore ha ripreso, infatti, il suo viaggio in diversi paesi del mondo con una bandiera americana alla ricerca di nuovi territori da conquistare o di particolari che riportino agli stereotipi del sogno americano. È un’ironica riflessione sulla politica estera degli Stati Uniti, paese che – secondo il regista – è in uno stato di guerra permanente. Ecco quindi a confronto il vecchio e il nuovo continente, le differenze relative al sistema sanitario, al possesso di armi e all’istruzione. Temi caldissimi in America, soprattutto ora che si sta entrando nell’anno di campagna elettorale per eleggere il presidente, figura istituzionale a cui Moore – con toni più o meno leggeri – non ha mai risparmiato nulla. Basta pensare all’impatto che Bowling a Columbine (Oscar nel 2002) e Fahrenheit 9/11 (il documentario che ha incassato di più al mondo) ebbero sull’immagine dell’amministrazione Bush.
[Leggi anche: Michael Moore presenta il suo nuovo film, "Where to Invade Next"]
Gli italiani, come i francesi o gli islandesi, sono direttamente coinvolti. Nel trailer una delle prime immagini ritrae il cineasta in versione colonizzatore camminare in una stazione con accanto un riconoscibilissimo Frecciarossa. E con queste premesse viene naturale pensarlo: di materiale per un documentario di denuncia, in questo momento di storia del nostro Paese, ce ne sarebbe per tutti.
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