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Autore Rosa Maiuccaro :: 15 Ottobre 2014

Al London Film Festival abbiamo intervistato la regista franco-americana Sophie Barthes che dopo il suo esordio con "Cold Souls" ci riprova con un nuovo adattamento del capolavoro di Gustave Flaubert "Madame Bovary" con protagonista Mia Wasikowska

Sophie Barthes

“Vengo da New York quindi mi scuso già da adesso se non potrò essere così lucida”, ci saluta così Sophie Barthes, la regista franco-americana che ha diretto l’ultimo adattamento cinematografico di Madame Bovary. Il capolavoro di Flaubert l’ha portata al London Film Festival, dove abbiamo avuto l’opportunità di intervistarla in esclusiva. Ai nostri microfoni si è espressa una donna decisa, passionale con qualcosa da ridire circa l’attuale stato dell’industria cinematografica, che ha definito “maschilista”.

Quando hai letto Madame Bovary per la prima volta?
Avevo 14 anni, mia madre era professoressa di francese e mi diede il libro da leggere.  In Francia è come se Madame Bovary fosse parte del nostro DNA. L’ho letto diverse volte e mi ha incuriosito come il giudizio cambiasse con il passare degli anni. Da adolescente ti identifichi con Emma e la vedi come una coraggiosa eroina poi da donna sposata lo rileggi e inizi a dubitare dei suoi comportamenti. Sono d’accordo con Calvino quando diceva che i grandi capolavori non svelano il proprio enigma. Credo che sia la definizione perfetta per Madame Bovary.

Avevi questo progetto in mente da tanto tempo?
No, in realtà mi ero presa una pausa del lavoro dopo la gravidanza. Poi mi ha contattato la mia agente per propormi questa sceneggiatura e la mia prima reazione è stata di repulsione. Fondamentalmente avevo paura di confrontarmi con i grandi come Chabrol che mi avevano preceduta nell’adattamento. In seguito mi sono incuriosita e leggere la sceneggiatura è stato come aprire un vaso di Pandora. Mi piaceva il fatto che lo script fosse così diverso dagli altri.

Come mai la scelta di affidare il ruolo a Mia Wasikowska?
All’inizio pensavo che non avrebbe accettato perché aveva appena finito di girare Albert Nobbs e Jane Eyre. Poi ha letto la sceneggiatura e mi ha chiesto lei stessa di poter avere la parte. È un’attrice molto preparata e intelligente. Adora i classici e la intrigano i personaggi come Emma. Quando ho saputo che voleva la parte sono saltata in piedi dalla gioia perché è un’attrice che stimo molto per la sua ambiguità. Credo che molti registi siano attratti da lei proprio per questo motivo. Ha 24 anni ed è estremamente matura per la sua età. Può passare senza problemi dall’interpretare un angelo a un diavolo.

Perché invece hai pensato a Ezra Miller per Léon?
Avevo appena visto …e ora parliamo di Kevin e ho subito pensato di dargli un ruolo completamente diverso in un mio film. Anche nelle vesti di Léon si rivela comunque non soltanto romantico ma anche un po’ cinico e diabolico.

C’è un bel contrasto tra il primo film Cold Souls che è stato definito surrealista e Madame Bovary, che viene considerato un capolavoro realista.
Io credo che Flaubert non sia un realista e che la sua opera venga fraintesa con quella di Zola e Balzac. Io credo che con Madame Bovary lui si confermi un maestro del lirismo e del simbolismo. Penso che lui abbia pagato un prezzo molto caro per non aver aderito alla corrente realista.

Nella tua Madame Bovary la storia è narrata attraverso il punto di vista di Emma.
Il motivo è molto semplice: sarebbe stato troppo difficile cambiare il punto di vista dei personaggi in un film solo. Con la mia Madame Bovary volevo raccontare la “sua” storia, e il suo processo di autodistruzione. Poi l’assenza di giudizio è un merito di Flaubert non mio. So che lo spettatore spera fino alla fine che ci sia una speranza, una possibilità di redenzione ma l’opera di Flaubert è tutta caratterizzata da un certo nichilismo. Nessuno insegnava alle donne dell’epoca a dare sfogo alla propria passione, alla propria creatività. Le mettevano tutte in riga nei conventi ed insegnavano a tutte le stesse cose per iniziarle al matrimonio e ai figli.

Chi sarebbe Emma Bovary oggi?
Probabilmente una donna bipolare, depressa in cura da uno strizzacervelli. In una lettera Flaubert scrisse che magari avrebbe potuto essere un’artista se solo gli avessero dato la possibilità di esprimersi. Quindi magari oggi avrebbe potuto mettere la propria condizione esistenziale di disagio al servizio della propria creatività. Flaubert si identificava in lei perché era una persona profondamente depressa ma la scrittura dava senso all’assurdità della sua vita. Il mondo che crea intorno a Emma è un mondo senza dio dove il più forte schiaccia il più debole.

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Il che la rende un personaggio estremamente contemporaneo.
Il mondo è pieno di Bovary disperate. Oggi il divorzio non risolverebbe i suoi problemi perché non fa che illudersi che gli altri siano ciò che lei sogna che siano. Lo fa con il marito che non è nient’altro che un mediocre medico di provincia, Léon che è un piccolo arrivista travestito da romantico e il marchese che è un maledetto dongiovanni. Quindi la Emma di oggi commetterebbe i suoi stessi errori, andrebbe sotto con il conto in banca spendendo tutti i soldi delle carte di credito e magari alla fine si ucciderebbe. La sua è una condizione esistenziale, una miseria interiore alla quale non c'è rimedio.

Come è cambiato il mondo per le donne da Madame Bovary a oggi?
Non so se è cambiato così tanto. Credo che ci sia ancora troppo maschilismo in giro. Ci sono delle parti del mondo in cui le donne sono costrette a sposarsi, avere figli, senza che venga concesso loro alcun tipo di libertà. Mi fa strano vedere che dei grandi festival internazionali diano ancora così poco spazio alle donne. Sembra che inserirci nel programma sia una concessione quando dovrebbe avvenire in modo molto naturale. Ci sono tante registe bravissime ma credo che anche il pubblico non sia ancora pronto ad accoglierle.

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