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Autore Simona Carradori :: 6 Settembre 2016

"Piuma", "Spira Mirabilis" e "Indivisibili" gli unici tre film italiani su 126 ad aver superato la selezione del Festival. Secondo "Variety" è crisi del cinema tricolore, ma c'è chi la pensa diversamente

Venezia 73

Con il Festival del Cinema di Venezia in corso, le maggiori testate straniere - di cinema e non - sono puntate sul nostro paese, e in particolare sul nostro approccio alla cinematografia locale. 

Un elemento emerso sotto gli occhi di tutti è che quest'anno sono davvero pochi i film italiani in gara, o in generale in anteprima alla mostra; il che porta i giornalisti esteri a chiedersi se il nostro cinema sia finito effettivamente in una sorta di vicolo cieco, tanto che siti come Variety scrivono: "Is Italian Cinema in a Rut?", in poche parole: "Il cinema italiano si è bloccato? È rimasto impantanato?".

I nostri tre film in competizione sono Spira Mirabilis, Piuma e Indivisibili, titoli sicuramente molto interessanti e - a detta della critica ben realizzati - ma che non hanno destato particolari entusiasmi in questa settantatreesima edizione del Festival, che sembra essere dominata in tutto e per tutto dai colleghi stranieri. Almeno a detta della stampa internazionale.

[Leggi anche: La "True Colours" distribuirà all'estero cinque dei film italiani in anteprima a Venezia]

Ben 126 film di autori connazionali sono stati presentati per essere inclusi a Venezia, e solo tre di questi hanno superato le selezioni. Il direttore Alberto Barbera ha dichiarato: "Quest'anno la qualità dei prodotti italiani è stata molto più bassa rispetto al 2015. La maggior parte dei migliori titoli è stata distribuita subito prima, o non è stata realizzata in tempo per il Festival, mentre tutti gli altri erano così deludenti!".

C'è chi - come Marco Chimenz - attribuisce la colpa al business delle commedie italiane di bassa qualità, che puntualmente sono finanziate in modo spropositato rispetto ad altre interessanti produzioni, mentre chi - come Giona Nazzaro - afferma che in realtà si tratti solo di una scelta da parte degli autori, che preferiscono dar vita ad un cinema libero e senza limitazioni da parte delle major, anche se low-budget. 

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