"The Putin Interviews" (4 puntate) (Documentario) (Usa 2017), Oliver Stone. Showtime Networks.
Oliver Stone intervista per quattro parti di un'ora ciascuna, l'uomo considerato attualmente il più potente del mondo a livello geo-politico, il Presidente russo Vladimir Putin soprannominato "The Last Zar". Prodotto dall'americana Showtime
"The Putin Interviews"(4 puntate)(Documentario)(Usa 2017), Oliver Stone. Showtime Networks.
La catena televisiva Showtime ha appena lanciato in molti paesi (non in Italia fino al 2018), “The Putin Interviews”, un documentario-intervista in quattro parti a Vladimir Putin diretto da Oliver Stone. La serie di interviste si basa su vari argomenti toccati in essa, durante la quale ci viene concesso un accesso privilegiato e inedito, al potente leader russo.
La prima puntata gira intorno alla vita e alle esperienze di Putin, dall’infanzia alla conquista del potere. Successivamente è il turno della maturità, con un punto di vista sulle altre presidenze sia recenti che del passato, ponendo varie questioni al riguardo. Grazie a Oliver Stone e alla sua abilità, Putin si è concesso come nessuna altra volta ad ogni tipo di domanda, però sempre concedendosi anche molto tempo prima di alcune risposte che sono particolarmente interessanti Per esempio, quando il Presidente russo dichiara che sono ben altri i paesi che hanno l’abitudine di influenzare le elezioni di altre nazioni straniere e sovrane. Prima di questo, Stone non lo contraddice, ma è anzi tacitamente d’accordo con quello che Putin va riferendosi, circa le politiche statunitensi del momento , specialmente in Medio Oriente e in America Latina.
Lo stesso succederà ad una domanda a Putin riguardante l’Ungheria, paese che si è smarcato fortemente dalle politiche russe. Stone chiede più di una volta come questo sia potuto divenire possibile. A questo Putin risponde che anche se la Ungheria rimane per la Russia come un figlio, i rapporti diplomatici non sono così buoni. L’intervista a Putin è stata trasmessa per la prima volta in Francia a fine maggio, intorno alla mezzanotte, in essa per la prima volta il Presidente russo fa espresso riferimento seppure in una forma molto elaborata, ad un gruppo di persone che sono aliene al Presidente degli Stati Uniti, ma che egli dichiara, decidono sopra la stessa politica statunitense.
"Io ho parlato con tre presidenti statunitensi. Essi vengono e vanno, ma le politiche continuano ad essere sempre le stesse. Sapete perchè? Questo è dovuto principalmente ad una poderosa burocrazia. Quando una persona viene eletta, è possibile che essa abbia alcune idee. Però quando scelgono i vestiti, scuri come il mio, eccetto la cravatta rossa, o una azzurra o una blu scuro, oltre questo non cambia nulla, non c’è alcuna differenza perché questo è quello che succede una volta succedutisi all’amministrazione.”
Putin ha risposto sulla crisi dell'Ucraina, l'annessione della penisola della Crimea, sulla collaborazione con il presidente Siriano Afez al-Assad per combattere i terroristi dell’ISIS e le sue astuzie di guerra che comprendono l’hackeraggio dei comitati elettorali del Partito Democratico. La risposta di Putin non è evasiva né dispersiva. Oltre a negare qualsivoglia coinvolgimento, segnala che l’unica cosa che hanno fatto gli hacker è l’avere rivelato delle informazioni che si stavano occultando, al pubblico americano. E che questo, non è in alcun modo, come invece presenta la stampa statunitense, avere “hackerato” o influenzato le elezioni presidenziali statunitensi. Secondo Putin, non è stato modificato alcun risultato e si è solo cercato di mistificare il fatto che i democratici avrebbero dovuto scusarsi con il popolo americano, per avergli mentito.
In questo caso, il presidente russo afferma una verità che non è un segreto, per le vittime: che furono gli Stati Uniti ad avere finanziato Al Qaeda, come la finanza internazionale ha finanziato alcuni gruppi terroristici per destabilizzare la situazione in Russia. E aggiunge che gli Stati Uniti non vogliono alleati, ma soltanto vassalli.
Un altro dei momenti di maggior rilassatezza dell’intervista, si compie mentre essa è realizzata con Putin alla guida di una Mercedes presidenziale, con Stone accanto come intervistatore, e il traduttore seduto nei sedili posteriori. Stone fa delle domande inerenti a Edward Snowden, in parte Putin risponde che le agenzie di intelligence non agiscono più in questo modo e che le agenzie di intelligence statunitensi furono sempre sul punto di vigilare attentamente a riguardo di quello che Snowden stava facendo, quando era ancora con loro. Però allo stesso modo declina la questione se era giusto e in suo diritto, di diffondere le informazioni e le proprie opinioni a riguardo, dovendo semplicemente non rinunciare quindi ai suoi principi, ma al suo giuramento di riservatezza.
Come era prevedibile, è la grande stampa americana, o l’alito di quello che è anche chiamato il “Deep State” o “Governo Ombra”, - ovvero quello che Putin identifica eufemisticamente come una poderosa burocrazia, ad appoggiare e a incitare una gigantesca operazione globale di disinformazione geopolitica, la critica e il trattamento che Stone pretende di poter un minimo contribuire a disinnescare, sopra la Russia e il potere di Putin. Affermando questo, nella speranza che l’opera di Stone contribuisca allo smascheramento di tanta della propaganda, che lo accusa di essere un dittatore assassino, e di avere interferito nelle elezioni americane.
Nessun risultato è per questo davvero sorprendente, ma comunque rivelandosi in modalità che non sarebbe corretto anticipare. Alla conclusione del ciclo di interviste al Cremlino, nella residenza estiva ufficiale della Presidenza a Sochi, in uno palazzetto del ghiaccio dopo una partita di hockey a cui Putin ha partecipato sul pack con i pattini e la mazza come giocatore, Putin rivendicando di essere a capo di un partito da cui parte l’emisfero occidentale della politica – avverte Stone che egli sarà duramente criticato, per quello che ha cercato di fare con la messa in onda di queste quattro ore finali di montato, dell’intervista. Stone risponde che ne sarà comunque valsa la pena. Effettivamente, le domande che ha posto Stone a Putin, e nessuno prima di lui con tale onestà intellettuale e franchezza, valevano questa pena.
Oliver Stone ha intervistato a intervalli regolari il presidente russo Vladimir Putin per una durata di due anni, in diversi luoghi siti in Russia: la residenza ufficiale del Cremlino, di Sochi e di Putin stesso a Mosca.
Questa è la seconda serie televisiva e documentaria di Stone ad essere trasmessa dalla Showtime Networks, dopo la serie documentaria del 2012 "The Untold History of the United States"(Oliver Stone - USA, la storia mai raccontata).
Voto della redazione:
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