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Autore Alessandro Tavola :: 23 Marzo 2016
Locandina di Batman v Superman: Dawn of Justice

Recensione di Batman v Superman: Dawn of Justice di Zack Snyder con Ben Affleck, Henry Cavill, Amy Adams, Jesse Eisenberg: La DC si conferma più propositiva e audace della Marvel ma, tra eccessi di velocità e limiti intrinseci del genere, non basta

Finalmente Batman, purtroppo ancora Superman; finalmente un impianto scenico (costumi, scenografie e via discorrendo) non ozioso, purtroppo ancora il caos: molto bene Ben Affleck, bene Jesse Eisenberg, sempre male Henry Cavill, povero Zack Snyder. Batman v Superman arriva nelle sale, rovesciando tutto e non cambiando niente, pronto per essere dimenticato in attesa di Suicide Squad.

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La questione è sempre la stessa. Se la Marvel basa il suo franchise sui suoi eroi, sugli effetti e un’omogeneità generale appiattendo il più possibile lo stile dei vari registi (in parte tranne che con i fratelli Russo, autori di Captain America: The Winter Soldier e dell’imminente Civil War, e con il Gunn di Guardiani della galassia), la DC dà dei margini più ampi ai suoi director assicurandoci esperienze potenzialmente differenti, tipi di cinema diversi, l’impressione (effimera) che possa esserci del nuovo.

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Difatti, dopo L’uomo d’acciaio, nuovamente Zack Snyder svuota i personaggi e ne fa oggetti meramente estetici, elementi visivi che impiastricciano il quadro assieme agli altri: nel suo ininterrotto chiaroscuro ci dà in pasto prima di tutto immagini fatte di movimenti e colori, di buio e scie luminose, concetti e non archi narrativi: protagonisti essenziali e rarefatti, di cui riesce a “dirci” ma non a “raccontarci”; dove l’esuberanza visiva è supplice all’assente affabilità dei personaggi. Da un lato, questo ci permette di assaporare a pieno le sfumature del Batman di Ben Affleck (che gode però di diverse incarnazioni precedenti molto diverse tra loro: la base è quindi teoricamente più solida), dall’altro il suo Superman – per quanto possibile – peggiora rispetto al film precedente, diventando – altro termine non viene – ancora più tonto e passivo. L’intera vicenda di Batman v Superman gira attorno a dilemmi, paranoie, icone e rancore, complessi, disfattismo e miscredenza: una checklist che viene spuntata in toto in ogni singola scena. C’è della ridondanza alla Christopher Nolan, c’è del difetto genetico del genere.

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È nell’applicare a pieno il suo stile che Snyder rende Batman v Superman un oggetto contraddittorio, impregnandolo di un’atmosfera capace, in ogni scena, di costruire e distruggere (alla Marvel, per rimanere sul confronto, lo scopo sembra invece quello di far sì che l’apparecchio non si spenga). Il regista non è più quello di 300 e Watchmen: il suo “vecchio” approccio tutto rallenti densi ci viene dato nell’incipit, per poi scomparire (quasi consapevolmente, a questo punto) in nome del caos. Batman v Superman corre veloce, velocissimo: abbiamo scene da quaranta secondi, momenti da spy story, visioni ed incubi, follia sparsa, con un mood perennemente cupo e funereo, esplosioni, vittorie sontuose degli effetti visivi. Senza un attimo di calma, il susseguirsi degli elementi ripone fiducia nella capacità dello spettatore di mettere insieme i pezzi, assalito da frame ricchissimi e fugaci impossibili da metabolizzare. Batman v Superman sembra una maratona di trailer o di clip e di momenti topici senza percorsi che vi conducano, senza una base solida (ancora tutto il contrario della Marvel).

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Perché il film è afflitto dai difetti tipici dei blockbuster odierni: montaggio massacrante, azione ipercinetica e pasticciata, manca di tempo per condurre lo spettatore, limiti di censura, americanismi politici, personaggi inseriti a forza (Wonder Woman e Alfred su tutti), collasso semiassoluto del tutto a due terzi del film in vista di showdown capaci di annullare tutto l’interesse suscitato fino a quel momento. Il proverbiale baraccone insomma. E Snyder, sempre estremo,  non può non aggravare la situazione in questo cinema dei compromessi, dandoci un’esperienza aggressiva ma sterilizzata in origine, filtrata da troppi paletti, a cui viene impedito di essere estrema e macabra (la serie Gotham, pur con tutti i suoi limiti, riesce ad essere in ogni puntata più evocativa anche solo con le sue trame verticali).

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Batman v Superman rimane così un film incerto, sovraccarico di spunti ma privo della capacità di farli crescere, come la quasi totalità del malloppo dei cinecomic. Checché se ne dica, vi sono innegabili portenti, purtroppo ridotti ad attrazione circense, messi al centro della pista con i minuti contati. Ma, come si diceva, la DC almeno sembra provarci (nonostante i limiti), al contrario della Marvel (nonostante le possibilità): possiamo dire che Batman v Superman abbia una luce propria, anche se filtrata da lenti troppo spesse. L’idea di un cinecomic differente rimane, così come quella di un Bruce Wayne meno passivo-aggressivo (e di un Batman non in modalità manichino) e quella di un cinema assieme main e freak. Ecco, Batman v Superman è un miraggio di due ore e mezza.

Trailer di Batman v Superman: Dawn of Justice

Voto della redazione: 

2

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