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Autore Alessandro Tavola :: 17 Dicembre 2014
Locandina di Il ragazzo invisibile

Recensione di Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores con Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Kseniya Rappoport: il regista di "Mediterraneo" e"Quo vadis, Baby?" fa suo il genere superoistico, ma non senza subirne molti dettami

Con Il ragazzo invisibile ancora una volta Salvatores dimostra di avere una concezione cinematografica di più ampio respiro rispetto all’intero panorama nostrano, capace di rielaborare tematiche, generi, interpretazioni – nel cast: l'esordiente Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Kseniya Rappoport.

Il regista è nuovamente capace di dare scorza ai suoi personaggi disadattati (uomini, donne o ragazzi che siano) e di far pulsare le ambientazioni (gelide, triestine e ancora sotto l’infatuazione sovietica di Educazione siberiana) in una visione globale nervosa, ansiosa, arrabbiata e dalla forte malinconia di fondo o almeno di partenza.
Dapprima sembra, infatti, di essere in uno dei suoi noir, tra adulti infantili e teen logorati, con il rapporto pubertà/superpoteri che riesce a dare i giusti stimoli con un approccio antieroico simile a quello di Chronicle di Josh Trank. Volendo dividere tra elementi Marvel e DC, si può dire che ci sia un melting pot di entrambe, unendo la semplicità della prima con le atmosfere più torve della seconda, con l’aggiunta di un maggior tasso di violenza esplicita ed una presenza cardinale della sessualità. Sangue, nudità, invisibilità, desiderio, tormento, fisicità, voglia d’elaborazione visiva: gli ingredienti del cinema di Salvatores si ritrovano a darsi perfettamente alla dimensione dei superpoteri (più che a quella superoistica).

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Ma una volta sciolti determinati misteri e stemperata la spinta iniziale, le influenze diventano regole, e tutto ritorna tra gli argini nella tipicità del genere. Se per forza di cose è da un lato impossibile cadere nella trappola del budget & effetti, dall’altro Il ragazzo invisibile, proseguendo, finisce con l’adattarsi alle convenzioni del cinecomic americano sprecando un’infinità di possibilità, verso il più tipico degli showdown, guardando a certi (bassi) standard statunitensi come se fossero un punto d’arrivo, passando dal sotterraneo al superficiale, quasi perdendo (o almeno disgregando) la propria primissima identità.

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È solo la punta della macrostruttura a fregare quello che sarebbe potuto essere un ottimo film di Salvatores, capace di avere tutto – mood, dinamiche tra i personaggi, discrasie, elementi fantascientifici – ma non di riuscire a scontornarlo per farne un’opera che ne sfrutti a pieno le potenzialità e che chiuda la faccenda con soddisfazione assoluta.

Nell’era delle serie tv (ed in particolare di Gotham) Il ragazzo invisibile può sembrare infine di poco conto. In confronto a molto cinema, invece, appare ben oltre le aspettative. Ad ogni modo, al di là delle proporzioni e delle parzialità, c’è tutto ciò che serve per volerne (e poterne) vedere ancora.

Trailer di Il ragazzo invisibile

Voto della redazione: 

3

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