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Autore Simona Carradori :: 8 Giugno 2016
Locandina Friend Request

Recensione di Friend Request - La morte ha il tuo profilo | Dopo il successo di Gabriadze con Unfriended, Simon Verhoeven prova a replicare portando la paura su Facebook: il risultato è l'ennesimo horror che sguazza tra i cliché dei ghost movies

Il binomio fantasmi e tecnologia con il passare degli anni è diventato uno stilema sempre più radicato nell'immaginario del cinema horror; un espediente la cui prerogativa è quella di incrementare la paura accostando elementi del paranormale alla sfera di quotidianità dello spettatore. Con l'evoluzione dell'elettronica e dello stile di vita moderno, anche gli autori hanno dovuto reinventare la tipologia di medium utilizzata dai loro cyber-villain, e mentre in passato la morte arrivava da televisori, radio, telefoni o videogiochi, oggi i cattivi del cinema sono costretti ad adeguarsi alle dinamiche dei social network, con tanto di foto profilo, nickname e status aggiornati. Tempi davvero duri per il male.

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Se nel 2014 il fantasma del film Unfriended aveva scelto Skype per manifestarsi ai suoi ex amici, nel 2016 tocca a Facebook. Il prodotto nato da questa nuova simbiosi tra web e paranormale è Friend Request, l'ultimo deludente lavoro del regista tedesco Simon Verhoeven (anche sceneggiatore con Matthew Ballen e Philip Koch) che vede al centro delle sue vicende lo spirito di una ragazza sola e tormentata in cerca di vendetta sulla piattaforma di Zuckerberg; una vendetta che avrà risvolti mortali, soprattutto dal punto di vista relazionale.

Il soggetto alla base del film potrebbe risultare interessante, perché pur essendo difficile da trattare senza scadere nella superficialità, l'uso del social come espediente narrativo offre la possibilità di sviluppare nuovi approcci espositivi in un genere cinematografico che sembra essere alla disperata ricerca di linguaggi inediti, tanto da abusare furiosamente di qualsiasi pseudo novità, come è successo - per fare un esempio relativamente recente - con il mockumentary e il found footage. Purtroppo la regia non ha l'audacia di percorrere nessuna nuova strada, preferendo seguire quelle già prese da altri, più sicure ma anche più prevedibili e di ostacolo all'emersione di un'impronta stilistica propria. Quella di minimizzare i rischi e con essi la possibilità di rinnovare il cinema, è una scelta che i cineasti fanno troppo spesso, realizzando come in questo caso film seriali e standardizzati che apportano solo finte variazioni ai consueti temi.

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Verhoeven, commettendo l'errore di fossilizzarsi proprio sulla cura dei cliché di genere, riempie la pellicola di jumpscares, scene piatte e presenze rubate all'immaginario j-horror e non, preferendo lasciare ai margini del film alcuni concetti che avrebbero potuto essere esplorati più a fondo, per dare alla pellicola un risvolto psicologico più solido, ma soprattutto carattere. Perché tra una morte e l'altra, Friend Request racconta anche la solitudine 2.0, la condanna a dover leggere un contatore che segna "0 amici" ogni giorno, la riduzione dei legami affettivi ad un semplice numero su un display, una disumanizzazione che rende immediato un gesto altrimenti complesso, come l'eliminazione di un'amicizia dalla propria vita. Temi di contorno espressi con sequenze d'animazione in computer grafica ed estratti di Facebook in sovrimpressione, che se non fossero stati accantonati per fare spazio alle dozzinali apparizioni di cadaveri sfigurati, avrebbero permesso al film di costruire qualcosa di autentico, anziché brillare - molto fievolmente - di luce riflessa.

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La storia si ripete ad ogni lungometraggio, soggetti interessanti rovinati dalla carenza di idee narrative, sinopsi diverse ma sviluppate tutte allo stesso modo, uccise dalla banalità di scritture che temono di andare fuori strada. Sarà anche questa una maledizione? 

Trailer di Friend Request - La morte ha il tuo profilo

Voto della redazione: 

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