Recensione di I Cavalieri dello zodiaco: La leggenda del Grande Tempio | Visivamente fiacco
Recensione di I Cavalieri dello zodiaco: La leggenda del Grande Tempio. La CGI non fa bene alle avventure dei Cavalieri adolescenti
Protagonisti di assoluto culto per chi era bambino negli anni Ottanta, i Cavalieri dello Zodiaco tornano al cinema dopo dieci anni d’assenza: era, infatti, del 2004 l’ultimo lungometraggio I Cavalieri dello Zodiaco: Le porte del paradiso. Un’inedita veste CGI accompagna le avventure di Pegasus e compagni, interamente realizzate in animazione digitale, ed è proprio questa scelta a penalizzare maggiormente la pellicola, regalandole una poco affascinante allure da videogame di inizio anni Duemila mal disegnato.
La storia è classica: i Cavalieri, adolescenti dotati di poteri straordinari, sono chiamati a scortare la vera Dea Atena, reincarnatasi in un’ignara ragazzina, al proprio Santuario e sconfiggere il dominio del malvagio Sacerdote. I cinque eroi, Pegasus, Crystal, Sirio, Andromeda e Phoenix, dovranno attraversare le dodici case presiedute dai potentissimi Cavalieri d’oro per condurre la Dea a destinazione.
I problemi, oltre che dall’impianto visivo francamente inconsistente, nascono anche dalla scrittura: ripetitiva, piatta e priva di guizzi, fa succedere una tappa all’altra, struttura che poteva funzionare in episodi televisivi di breve durata, ma non certo spalmata sui novanta minuti del lungometraggio. La costruzione dei personaggi è inesistente: nessuno dei Cavalieri ha la possibilità di manifestare la propria individualità, se non in brevi sprazzi, e tutti sono semplificati e gaudenti, rispetto alla versione anime che li voleva tormentati da indicibili tragedie. Anche le battaglie sono edulcorate, lasciando da parte i sanguinosi dettagli pulp che costituivano gran parte del fascino della serie tv. I momenti comici, inseriti per alleggerire i toni, spesso eccedono, trasformando Pegasus in una specie di imbranato in chiave slapstick, cosa che non si addice a un Cavaliere di Bronzo.
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Una versione all’acqua di rose che scontenterà i fan di vecchia data e non restituirà alle giovani generazioni il fascino profondamente tragico di una serie indimenticabile per come ha saputo fondere epica, leggenda, mitologia e azione, a tratti brutale e violenta e a tratti poetica e sentimentale.
Voto della redazione:
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