Ritratto di Camilla Maccaferri
Autore Camilla Maccaferri :: 31 Agosto 2014
Senza nessuna pietà con Pierfrancesco Favino

Recensione di Senza Nessuna Pietà di Michele Alhaique. Esordio alla regia coraggioso anche se non del tutto riuscito per l'attore Alhaique, con un Pierfrancesco Favino cupo e tragico, nella sezione Orizzonti

Presentato fuori concorso nella sezione Orizzonti il debutto registico del giovane attore romano Michele Alhaique, Senza Nessuna Pietà. Un esordio che non cerca di compiacere il pubblico, almeno nelle intenzioni, raccontando una storia di squallore umano che non lascia molto spazio per sorrisi e buoni sentimenti. Ma è proprio la storia il punto debole del film: troppo raffazzonata, non permette un adeguato approfondimento dei rapporti tra i personaggi su cui si dovrebbe reggere in larga parte e, a un certo punto, il terreno sotto ai piedi degli attori viene a mancare.

Eppure il cast è vincente: con Pierfrancesco Favino come criptico e oscuro protagonista, e una squadra di noti comprimari, da Giancarlo Giannini a Claudio Gioè fino a Ninetto Davoli. Contro ogni aspettativa, anche la giovane e poco conosciuta Greta Scarano funziona nel ruolo della fragile Tanya.

Mimmo (Favino) lavora come muratore e factotum per l’amato zio (Davoli), per il quale svolge anche mansioni illegali: l’uomo è solitario e silenzioso e reprime una vena di brutalità che spesso emerge inaspettatamente. Un giorno il cugino Manuel (Giannini), arrogante e privo di alcun senso della moralità, gli chiede di recuperare per lui la escort Tanya (Scarano), una ragazzina di provincia ingenua e piena di vita. I guai per Mimmo sono appena iniziati.

Grazie a una regia fredda e a una fotografia glaciale il film tiene abbastanza, nonostante le evidenti mancanze di scrittura: ad esempio, il rapporto di Mimmo con lo zio che viene condensato in un’incomprensibile confronto finale, o la crescita del sentimento tra Mimmo e Tanya, quasi subitanea e poco circostanziata. I luoghi desolanti e desolati della Roma che non conta affascinano riflettendo il degrado interiore di un’umanità crudele e disperata, solitaria e vanamente in cerca di riscatto, ma troppo banale è la catarsi di Mimmo e troppo frettolosa la risoluzione.

Tra le segnalazioni positive, la macchietta siciliana di Claudio Gioè che si trasforma in un mostruoso pericolo e le sequenze a casa della la domestica cubana di Mimmo (Iris Peynado), l’unica in grado di regalargli un’illusione di calore familiare. Coraggiosa la scelta di Alhaique di debuttare con una tematica certamente non conciliante e, anche se il risultato finale ha più di una pecca, nel marasma di questo Festival azzoppato da un programma di rara debolezza, rimane una visione dignitosa. 

Trailer di Senza Nessuna Pietà

Voto della redazione: 

2

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