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Autore Pierre Hombrebueno :: 6 Aprile 2015

I festival di cinema sono ancora utili? Quanto si spende? Ne vale la pena? Come si fa a vendere meglio il proprio film? Ecco alcuni consigli di Amber Sherman della Vladar Company, piccolo distributore cinematografico statunitense

Festival

Festival di Cinema: grande dilemma. Sono ormai innumerevoli, in quanto praticamente ogni città più o meno abitata ne possiede uno: la domanda che sorge automaticamente, però, è questa: servono ancora a qualcosa e soprattutto ai film-maker indipendenti? Prova a rispondere al quesito Amber Sherman della Vladar Company, piccolo distributore statunitense. Sulle pagine del portale FiLMAGON, la donna spiega infatti come la questione “festival” sia più ambigua che mai; d'accordo, essere selezionati o invitati in qualsiasi manifestazione continua a rendere felici cineasti ed artisti, ma non bisogna scordarsi del lato più importante della faccenda, ovvero quello economico. 

La prima cosa che sottolinea Sherman, infatti, è che partecipare ai festival richiede soldi: “Più grande è il festival, e più grande sono i costi per provare a sottoporre la propria opera, ovviamente con il rischio di non essere nemmeno presi. Stiamo parlando di una cifra che va da 40 dollari a 400. Ricordatevi poi che i festival senza nomi non vi porteranno da nessuna parte, a meno che non sia in una città con cui volete avere legami”. Di conseguenza, prendete una lista di tutti i festival del mondo e cancellateci tutte le manifestazioni provinciali di cui non avete mai sentito prima: secondo Sherman, vi faranno solo perdere denaro e tempo. Questo implica studiarsi bene tutte le manifestazioni, conoscere il proprio target, non sottoporre ciecamente le proprie opere a tutti gli eventi possibili, ma selezionarli per bene. Cannes e Toronto non sono la stessa cosa, così come Venezia non è Berlino. 

Prosegue la Sherman: “Se non potete presenziare di persona al festival in cui avete mandato un vostro film, allora state perdendo soldi e tempo”. Secondo la donna, infatti, è la presenza fisica che permette al prodotto di volare. “Questa industria si basa tutta sul socializzare. Sapete quanti affari si concludono bevendo un drink in un evento? Un sacco!”. Il consiglio è dunque quello di conoscere e agganciare le persone: agenti, pr, distributori, e quant'altro: “Una volta che finisci per piacergli, sarai sorpreso di quanto siano effettivamente disposti ad aprire la porta a te e al tuo film”.

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Tutto questo, ovviamente, con la convinzione che non tutti i prodotti possano essere venduti. “Molti distributori pensano che siccome un film sia stato selezionato in un festival, allora è automaticamente vendibile. Io non la penso così, non tutte le opere da festival sono fatte per il pubblico e le masse” - spiega la Sherman. Insomma, conoscete il vostro prodotto, e siate abbastanza onesti da sapere se possa effettivamente interessare una certa fetta di spettatori oppure no. Nel senso, le pellicole di Lav Diaz non sono mai uscite nelle sale, e non crediamo che lui ne sia sorpreso o arrabbiato. Certo, in un mondo ideale ci sarebbero rassegne su di lui ogni mese, ma siccome di mondo abbiamo solo quello reale, per adesso tocca adeguarci alle richieste del mercato. 

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