I suoi detrattori non sono pochi, ma in barba alle loro lamentele, Alejandro G. Iñárritu è riuscito nell'impresa di vincere l'Oscar come Miglior Regista per ben due anni consecutivi. Ecco alcuni tratti del suo cinema che varrebbe la pena assimilare
I suoi detrattori non sono pochi, ma in barba alle loro lamentele, Alejandro G. Iñárritu è riuscito nell'impresa di vincere l'Oscar come Miglior Regista per ben due anni consecutivi, prima per Birdman, e poi per Revenant – Redivivo. Ecco alcuni tratti del suo approccio registico che varrebbe la pena studiare, assimilare, e, possibilmente, imparare.
I PIANISEQUENZA – Birdman non sarà il primo film in pianosequenza della storia, ma di certo, rimane tra i più impressionanti, e pure Revenant ha alcune scene bomba prive di stacco che bucano lo schermo. Ok, uno può provare a usare il medesimo espediente, ma ricordate che Iñárritu aveva qualcosa che voi non avete: un direttore della fotografia come Emmanuel Lubezki aka Chivo, ormai denominato “il genio dei pianisequenza”.
MOVIMENTI LENTI – Osservando gli ultimi lavori di Iñárritu, una cosa su cui sembra davvero riporre molta attenzione è il movimento lento della cinepresa. Non che manchino delle veloci panoramiche ogni tanto, ma spesso, è proprio l'impercettibilità del movimento, il suo sottile scavare nell'emozione, a dare maggior impatto alle scene.
REALISMO MAGICO – Una cosa ormai popolare nella letteratura contemporanea, ma ancora così poco usata nel cinema, dove forse si suppone che la magia debba appartenere unicamente ai territori del fantasy. Ma Iñárritu ha dimostrato che se fatto con l'idea e il mood giusti (si vedano i voli di Michael Keaton in Birdman), allora il risultato non può che essere vincente.
[Leggi anche: Alejandro González Iñárritu - L'autore di "Birdman" ci svela i suoi film preferiti di sempre]
LA BELLEZZA DELLA BRUTTEZZA – Mescolate la bellezza della composizione alla bruttezza delle immagini filmate, e potrete ottenere delle emozioni pazzesche. Ne sa qualcosa Leonardo DiCaprio in Revenant – Redivivo, colto nei suoi momenti più anti-glamour e imperfetti. Non c'è nulla di peggiore di un attore immortalato dalla cinepresa senza un singolo capello fuori posto.
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