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Autore Pierre Hombrebueno :: 2 Febbraio 2016

Tutti gli aspiranti sceneggiatori dovrebbero saperlo: andare in una scuola di cinema può essere molto utile, così come leggere i manuali. Un'altra cosa importantissima, però, è più facilmente a portata di mano: studiarsi alcuni imprescindibili film

Pulp Fiction

Tutti gli aspiranti sceneggiatori dovrebbero saperlo: andare in una scuola di cinema può essere molto molto utile, così come leggere tutti i manuali dei migliori professionisti. Un'altra cosa importantissima, però, è più facilmente a portata di mano: studiarsi alcuni film dallo script impeccabile. 

Un esempio fondamentale, ad esempio, è quello di La finestra sul cortile, tra i massimi capolavori del maestro Alfred Hitchcock. La lezione è cristallina: giocare con le immagini, non con le parole. Mostrare, invece di parlare. E in questo mostrare, scegliere attentamente i dettagli che possono servire alla costruzione narrativa, alla suspense, al pathos. Un gioco d'immagini Rear Window, automaticamente metacinematografico, oltre che un irraggiungibile thriller. 

Che dire poi di Pulp Fiction, ad oggi ancora il film più celebrato di Quentin Tarantino? Particolare attenzione, qui, è chiaramente posta nei dialoghi fiume e nelle digressioni deliranti dei personaggi: tenere l'attenzione quando si parla così tanto non è facile, figuriamoci rendere alcuni di questi dialoghi addirittura memorabili e tra i più stracitati della storia del cinema! La costruzione dell'intreccio, poi, è chiaramente un'altra importante lezione per chiunque intenda allontanarsi dalla narrazione più standard e classica.

E parlando di racconto non lineare, volgete gli occhi su Hong Kong Express di Wong Kar-wai: quattro i personaggi che s'intrecciano toccandosi, e la pellicola si può tranquillamente dividere in due blocchi eterogenei ma perfettamente complementari. E poi: le idee geniali (Faye Wong presenza invisibile a casa di Tony Leung, la scena del caffé, i dialoghi con gli oggetti), e la malinconica (e puntualissima) voice off che pare strappata da un romanzo nevromantico. Il risultato? Assolutamente totale. 

[Leggi anche: Consigli per aspiranti sceneggiatori da parte di un professionista hollywoodiano]

Infine, per chi volesse tuffarsi nella massima libertà del delirio post-moderno, il titolo giusto è senza ombra di dubbio All About Lily Chou Chou di Shunji Iwai: flashback e fastforward, perenne rimediazione tra parlato/scritto/digitato/immaginato, molteplici punti di vista, dolorosissime sorprese, immagini fulminanti. Una cosa probabilmente allucinante già da leggere, figuriamoci da vedere in scena tramite le immagini!

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