Ritratto di Marco Rovaris
Autore Marco Rovaris :: 27 Febbraio 2015

La top ten dei film e degli autori che hanno influenzato di più il regista di "Quarto potere", che nel giro di pochi anni si ritrovò dalla vetta ai margini di Hollywood: tra i suoi preferiti troviamo Ford, Renoir, Vittorio De Sica e il rivale Chaplin

Orson Welles

Nei primi anni Cinquanta Orson Welles - come ricorda TheFilmStage.com - aveva stilato alcuni dei suoi film preferiti e, con grande sorpresa, un film di Charlie Chaplin compariva in cima alla sua lista: con grande sorpresa perché il regista che amò, ricambiato, Rita Hayworth, non aveva mai speso parole di elogio e rispetto nei confronti dell'icona del cinema muto, accusandolo di avergli rubato l'intero script di Monsieur Verdoux e dandogli tranquillamente dello stupido circa alcune sue produzioni. 

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Del resto Welles deve tantissimo al cinema muto, che ha sempre continuato a ispirarlo anche quando il sonoro aveva preso campo definitivamente, cioè negli anni Trenta. Eisenstein non è di certo una sorpresa, considerando l'importanza del montaggio nei film di Welles, di certo influenzato dalle opere dell'artista sovietico. Per sua stessa ammissione, Jean Renoir è stato fondamentale come modello a cui rifarsi, a partire dalla tumultuosa produzione di La grande illusione, probabilmente il film più bello ambientato durante la Prima guerra mondiale.

[Leggi anche: Una retrospettiva per ricordare il grande Orson Welles]

La lezione di cinema che Welles studiò a fondo fu quella di John Ford in Ombre rosse, che il regista guardò e riguardò senza sosta in previsione del suo capolavoro, Quarto potere, appuntandosi inquadratura per inquadratura alcune sequenze del maestro del western; a riguardo c'è una bellissima scena nella produzione HBO dedicata alla nascita del film. Rapacità e Intolerance sono due pilastri del cinema muto, girate da personaggi che con Welles condividevano un carattere non facile ed egocentrico, Griffith e von Stroheim.

Sciuscià è la punta di diamante della scuola neorealista italiana, che si affianca a Nanuk per lo stile da documentario di quest'ultimo, tra l'altro considerato una delle prime forme di documentario lungometraggio e realizzato ancora nell'epoca del muto. I film di Vidor e Pagnol sono quelli che più rispondono a certi canoni classici del comedy-drama familiare; L'orgoglio degli Amberson, secondo film del regista con RKO, lo condannò a dannazione eterna da parte degli studios. 

Ecco la top ten dei film preferiti da Orson Welles:

Luci della città (Charlie Chaplin, 1931)

Rapacità (Erich von Stroheim, 1924)

Intolerance (D.W. Griffith, 1916)

Nanuk l'eschimese (Robert J. Flaherty, 1922)

Sciuscià (Vittorio De Sica, 1946)

La corazzata Potëmkin (Sergei Eisenstein, 1925)

La moglie del fornaio (Marcel Pagnol, 1938)

La grande illusione (Jean Renoir, 1937)

Ombre rosse (John Ford, 1939)

Nostro pane quotidiano (King Vidor, 1934)

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