Ritratto di Federica De Masi
Autore Federica De Masi :: 31 Agosto 2014

In cantina non si conservano solo cianfrusaglie o si parcheggia l'auto. C'è chi lo scantinato lo vive ogni giorno: un locale "in" per sentirsi liberi di fare quel che si vuole senza freni inibitori, "Im keller - In the basement" di Ulrich Seidl

Im keller - In the basement

Una rampa di scale da discendere, un paio di giri di chiave, una saracinesca che si apre e poi si chiude... A Vienna lo scantinato non è un luogo qualunque, ma rappresenta la stanza dove sentirsi pienamente liberi senza essere giudicati. In Im keller – In the basement la cantina è quasi un luogo sacro in cui organizzare bevute, dar sfogo a hobby, perversioni ed ossessioni. Il nuovo documentario di Ulrich Seidl, proiettato al Festival del Cinema di Venezia nella sezione dedicata ai film Fuori Concorso, è un viaggio entusiasmante, sorprendente e a volte raccapricciante in cui lasciarsi sorprendere da personaggi reali che non hanno paura di - dire o fare - niente. La macchina da presa dell'autore austriaco è sempre fissa e frontale, i quadri d'insieme, dal sapore fotografico – il simbolo del suo cinema -, permettono di esplorare l'ambiente, scrutare i personaggi e ascoltare come hanno potuto, grazie a questo luogo anarchico, le loro esigenze più recondite. Una miriade di personaggi che ci spiegano a quale funzione hanno adibito il proprio scantinato: un poligono da tiro, una stanza di cimeli hitleriani, culla per bambolotti neonati iper-realistici. Una coppia l'ha trasformato in una tavernetta in stile bavarese, oppure nel posto dove esibire i trofei di caccia, per 3 coppie è lo scantinato il posto per dar sfogo alla libido, che sia sadica o masochista non importa.

Una violenza che si riversa oggettivamente e metaforicamente nelle immagini di una prostituta che decide di essere chiusa in gabbia o quella di un uomo che viene letteralmente appeso per i testicoli. Come dei topolini nella teca di un serpente lo spettatore aspetta la prossima morsa nella quale essere stretti, in un disturbante e irriverente percorso che spiazza ed offre una fotografia del quotidiano austriaco.

Dopo Paradise Gauble, Ulrich Seidl torna al Lido con un documentario ambizioso, mixando una grandissima ironia e un pesato senso estetico. L'occhio cinematografico dell'austriaco non giudica e offre un prodotto non convenzionale per un pubblico disinibito e pronto a tutto.

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