Il documentario, del regista Diego Clericuzio, è un indagine sulle caserme dismesse e abbandonate del territorio friulano dopo la Guerra Fredda
Verrà proiettato il 6 maggio in prima visione al Cinemazero di Pordenone e il 7 maggio al cinema Visionario di Udine l’atteso documentario Un paese di primule e caserme, che racconta delle strutture militari dismesse in Friuli Venezia Giulia. La sua distribuzione è stata possibile grazie al crowdfunding, attraverso il quale sono stati raccolti in poco tempo più di cinquemila euro per il montaggio e la post-produzione del film, a dimostrazione dell’importanza della tematica affrontata. Il Friuli, infatti, è una delle regione più militarizzate dell'Italia e dell’Europa Occidentale, tanto che fino agli anni Novanta lo sviluppo del territorio è stato condizionato dalle strutture militari in esso presenti. A partire dalla fine della Guerra Fredda le caserme sono state chiuse e le zone occupate abbandonate dall’esercito, con le successive conseguenze per l’economia della regione. Secondo un'indagine della Procura militare di Padova sono più di 400 i beni che sono stati abbandonati dopo il ritiro dei soldati. Si stima inoltre che le attività militari si estendessero in un territorio di 102 chilometri quadrati e che fosse stato schierato il 50% dell’Esercito Italiano per la sua difesa.
Queste sono le tematiche che il regista Diego Clericuzio e il produttore e sceneggiatore Riccardo Costantini hanno voluto rappresentare nel documentario, portando avanti un'indagine che ha avuto inizio con la fotoinchiesta curata da Paolo Fedrigo e Fabrizio Giraldi ed è stata presentata nel 2009 al Festival le Voci dell’Inchiesta di Pordenone. L’obiettivo è stato quello di dar voce, attraverso interviste, a chi ha vissuto nel periodo di tale militarizzazione e mostrare le strutture abbandonate e ormai in stato di degrado. Per dare maggiore visibilità alla pellicola, verrà proiettata alla ottantasettesima Adunata nazionale degli Alpini, che si terrà dal 9 all’11 maggio a Pordenone, dove verranno distribuiti anche i DVD del film.
Per la realizzazione del documentario è nato anche un sito dov'è stato raccolto tutto il materiale utile all'inchiesta e le testimonianze delle persone che sono state coinvolte direttamente o indirettamente in tale smilitarizzazione. Un'iniziativa ambiziosa, per denunciare una situazione ignota alla maggior parte della popolazione italiana, e pur di portarla a termine i realizzatori hanno fatto ricorso a diverse forme di finanziamento. Un work in progress che ha avuto inizio tre anni fa e dimostra la volontà di fare luce e andare a fondo ad una problematica finora mai presa in considerazione, nonostante le conseguenze politiche, ambientali, sociali ed economiche che ha portato nella regione.
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