È reduce dal primo weekend nelle sale italiane "Lucy", l’ultima creazione del regista francese Luc Besson, interpretata da Scarlett Johansson, già campione d’incassi nel mondo con oltre 400 milioni di dollari all'attivo a fronte dei soli 40 investiti
L’uragano Lucy si è appena abbattuto sulle sale italiane. Il nuovo film di quel mattacchione di Luc Besson è già entrato nelle grazie del pubblico di mezzo mondo non soltanto per la sensualità di Scarlett Johansson, sempre più a suo agio nel ruolo di audace eroina, ma anche per l’ardito compito che le viene assegnato. Sebbene molti abbiano liquidato il film come un Limitless versione femminile, il fascino di Lucy risiede proprio in quell’interesse per l’intrattenimento che il film con Bradley Cooper non era riuscito a mantenere vivo dall’inizio alla fine. Detto ciò, Lucy è il frutto di un lavoro lungo dieci anni, un progetto al quale Besson credeva e teneva in particolar modo così come care gli sono tutte le action women che hanno animato i film più belli della sua carriera: da Nikita alla piccola Mathilda (Natalie Portman) di Léon, dalla sua personale visione di Giovanna d’Arco alla Leeloo (Milla Jovovich) de Il Quinto Elemento. Non solo, con Lucy il regista francese varca completamente i confini d'oltralpe (se facciamo eccezione per le riprese svolte presso la Cité du Cinéma, gli studios parigini creati dallo stesso Besson) per realizzare il suo film più americano, considerate le premesse: l'obiettivo di intrattenere in modo sfrenato lo spettatore, al quale il suo lavoro aderisce fin dal primo momento.
Ancora una volta Besson ha conquistato il pubblico. Nonostante le critiche ricevute dopo l’anteprima al Festival di Locarno, il suo film ha racimolato più di 400 milioni di dollari nel mondo che, confrontati con i 40 investiti, risultano un successo clamoroso. Dopo l’uscita il 25 settembre nelle nostre sale, Lucy (udite, udite!) vince la sfida del weekend con 2.55 milioni di euro e una media di quasi 5200 euro per sala di incasso. L’opera di Besson sbaraglia tutti a partire da quel Pasolini di Abel Ferrara così vituperato dalla critica da scoraggiare anche i cinefili più curiosi fino ad arrivare al tormentone teen Posh, il cui cast di ragazzotti è stato letteralmente trascinato in Italia dalle orde di adolescenti che non si davano pace su Twitter. Nulla, a quanto pare, poteva essere più affascinante per il pubblico di una donna che prima è vittima di offesa e strumentalizzazione e poi intraprende un viaggio rivoluzionario e avventuroso all’insegna della vendetta e della conoscenza (alla quale addirittura brinda). Un film che celebra l’intelligenza e la sensibilità femminile stimolando in tutti i modi la fantasia maschile. Forse il regalo più bello che il regista potesse fare agli spettatori.
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