Se siete fan di Martin Scorsese avrete sicuramente notato come nella maggior parte dei suoi film la città di New York sia un elemento centrale, tanto da non avere la sola valenza di location. Ma cosa si nasconde dietro alle luci della grande mela?
Se siete fan di Martin Scorsese e vantate una conoscenza approfondita del suo cinema, avrete sicuramente notato come nella maggior parte dei suoi film la città di New York sia un elemento centrale, tanto da non avere la sola valenza di location, ma anche di vera e propria estensione ambientale della psicologia dei personaggi.
La città in cui è nato e cresciuto, per Scorsese non è mai solo una semplice ambientazione, ma piuttosto si presenta come un universo che spinge il protagonista all’azione alimentando i suoi desideri, e con essi la voglia di soddisfarli, intraprendendo percorsi che si snodano attraverso la città stessa.
Per spiegare al meglio questo concetto, la video-saggista Leah Singer ha realizzato per Sight & Sound un filmato che dimostra come il rapporto tra personaggio e location sia stato cruciale in tutta la filmografia di Scorsese. Diamogli un’occhiata:
“Il mondo interiore è mappato su quello esterno”, spiega il video.
Questo significa che New York City non è altro che un luogo in cui si riflettono la soggettività e la psicologia dei protagonisti. Possiamo vedere un esempio lampante di questa interconnessione psicologica e spaziale in Taxi Driver, dove si assiste progressivamente all’alienazione di Travis Bickle, che gradualmente proietta tutta la paranoia di cui è vittima sul mondo esterno, che appare così sempre più cupo e straniante. Non a caso Scorsese descrisse Taxi Driver come un "horror gotico".
Cosa ne pensate? Siete d'accordo con l'analisi di Leah Singer?
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