Ritratto di Marco Rovaris
Autore Marco Rovaris :: 17 Marzo 2015

L'ungherese Robert Capa divenne una leggenda nella fotografia di guerra, campo nel quale si dimostrò eccellente artista, partecipando come reporter a ben cinque conflitti fondamentali del Novecento. In rassegna anche il suo unico film

Robert Capa

Dal 29 marzo al 13 aprile 2015 presso Spazio Oberdan, Fondazione Cineteca Italiana e Città Metropolitana di Milano presentano due documentari e un film inediti in Italia dedicati a Robert Capa, il leggendario fotografo ebreo ungherese, protagonista anche di una straordinaria mostra fotografica organizzata dalla Città Metropolitana di Milano nelle sale di Spazio Oberdan fino al 26 aprile 2015.

Nato a Budapest nel 1913, Capa, da molti considerato il miglior fotografo e reporter di guerra di sempre, con il suo lavoro ha reso testimonianza di cinque diversi conflitti bellici: La guerra civile spagnola (1936-1939), la Seconda guerra sino-giapponese (1938), la Seconda guerra mondiale (1941-1945), la guerra arabo-israeliana (1948) e la Prima guerra d’Indocina (1954). Un uomo, dunque, che dalla guerra non poteva stare lontano, che arrivò a considerarla primario momento creativo e questo, paradossalmente, nonostante la odiasse con tutto se stesso, sia ideologicamente, sia perché la donna che più amò nella vita, Gerda Taro, anch’essa fotografa in prima linea, morì schiacciata da un carro armato. Dopo il suo servizio nella guerra arabo-israeliana del 1948, Capa aveva deciso di non partire più per il fronte, ma nel 1954 fu inviato in Indocina in sostituzione di un collega di «Life» e qui trovò la morte saltando su una mina.

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Tre i titoli in programma: Robert Capa: In Love and War, dettagliatissima ricognizione sulla vita personale e artistica del grande fotografo, documentario che ricostruisce la vicenda umana e artistica di Capa attraverso materiali d’archivio straordinari e interviste a familiari (il fratello Cornell Capa, pure fotogiornalista), amici e colleghi, come Henri Cartier-Bresson, con cui Capa fondò l’agenzia fotografica Magnum. Fra le testimonianze anche quella di Isabella Rossellini, che parla della breve storia d’amore fra il fotografo e la madre Ingrid Bergman.

È poi la volta di L’homme qui voulait croire à sa légende (2004) di Patrick Jeudy, un altro ritratto di Capa e una ricostruzione della sua straordinaria avventura a partire dal suo scatto più famoso: il repubblicano spagnolo colto mentre cade colpito a morte. Anche questo film propone interviste e immagini d’archivio straordinarie: si vedono fra gli altri, oltre a John Morris e allo stesso Robert Capa, la compagna Gerda Taro, Ingrid Bergman, Clark Gable.

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Sarà possibile vedere anche l’unico film diretto da Capa, The Journey, che girò in Israele nel 1951. Il viaggio era quello degli immigrati che giungevano dall’Europa al porto di Haifa, e che da lì intraprendevano la loro nuova vita – dal soggiorno nel campo di transito, alla permanenza in un kibbutz dove i giovani raccontano le loro aspirazioni. Impegnati nell’agricoltura ed in altri lavori manuali apprendevano la lingua ebraica, condizione necessaria per continuare a vivere in Israele.

Si segnala che i tre film sono stati messi a disposizione dall’Azienda speciale Villa Manin - Regione Friuli Venezia Giulia e da Cinemazero di Pordenone.

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