25 fotografie esposte a Roma da aprile a luglio del maestro Wim Wenders. Urban Solitude vuole comunicare il senso di malinconia e solitudine che ha allontanato l'uomo contemporaneo dal paesaggio in cui vive
Arriva nel momento giusto, per ricordare il rapporto perduto tra l'uomo e il paesaggio nel quale egli vive la mostra fotografica di Wim Wenders allestita a Roma dal 17 aprile al 6 luglio 2014, presso il Palazzo Incontro (via Dei Prefetti, 22), dal titolo non poco nostalgico Urban Solitude. Vien da sé che l'opera del regista e fotografo tedesco, dagli anni Settanta portabandiera del Nuovo Cinema Tedesco, si concentri sul progressivo abbandono emotivo del paesaggio e dei luoghi da parte dell'uomo contemporaneo, sempre più irretito dalle spire della tecnologia e della multimedialità, che allontana il soggetto dalla poesia della natura circostante.
Del resto la poetica di Wenders non ha mai potuto prescindere dal paesaggio, elemento integrante della sua narrazione e della sua sensibilità, accarezzato e mutato dal lento ma incessante scorrere del tempo. Il passato non si recupera, se non nell'obiettivo di una fotografia mirata a fissarne l'essenza in modo permanente. Il nativo di Düsseldorf torna dunque a Roma dopo otto anni dalla sua ultima esposizione con venticinque fotografie che riflettono il rapporto tra paesaggio e memoria: si va dagli scenari urbani desolati sull'onda dell'opera di Edward Hopper a tematiche più intime e più recenti.
La serie di foto proviene dalla serie del 2013 Places, strange and quite ed è accompagnata da brevi testi o da haiku - noti componimenti in versi giapponesi in forma, si può dire, di epigrafe - dello stesso Wenders, che vuole trasmettere nel modo più sottile possibile il senso di solitudine e di cambiamento verso l'abbandono. La mostra, curata da Adriana Rispoli, è promossa dalla Regione Lazio nell’ambito del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura e organizzata da Incontri Internazionali d’Arte e Civita.
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