La prima edizione di Apulia Film Festival vede vincitore il cortometraggio portoghese di Ricardo Martins, amara riflessione sui vincoli che il passato impone al presente. Menzione popolare per un autore italiano e premio alla carriera a Delle Piane.
È What Love Means To Me di Ricardo Martins il vincitore del premio al miglior cortometraggio della prima edizione di Apulia Film Festival. La tre giorni di cinema, finanziata da Apulia Film Commission con il sostegno della Regione Puglia e dell'Assessorato alle politiche agroalimentari del comune di Crispiano, si è chiusa il 24 luglio tra gli applausi del pubblico di Borgo San Simone e dintorni, che ha partecipato entusiasta e folto a tutte e tre le serate sfidando venti impetuosi, temperature decisamente autunnali, tempeste di fulmini (che nella prima serata hanno fatto saltare l'illuminazione in tutta la cittadina, impedendo di concludere la visione di due dei cinque corti in programma).
Un'anziana donna trascorre i suoi ultimi istanti in compagnia del marito morto, vessatore indefesso che le ha impedito di avere figli e la vita che sognava. Martins, portoghese, fa di questo marito-padrone la metafora in carne e ossa della sua nazione, soffocata da un passato di costrizioni e privazioni che solo con un forte spintone si può far "ruzzolare giù dal letto", riappropriandosi così del proprio spazio vitale (sebbene il tempismo paia ineluttabilmente tardivo e la soluzione assai poco risolutiva).
Anche l'intepretazione della protagonista, concentrata in lampi dello sguardo e gesti netti, definitivi, ha convinto la giuria di qualità – presieduta da Maurizio Di Rienzo e composta da Anna Ferruzzo, Massimo Wertmüller, Paola Freddi, Claudio Bartolini e Vito Palmieri – che le ha assegnato il premio come miglior attrice. Quello al miglior attore è andato invece al protagonista di More Than Two Hours, cortometraggio blasonato dell'iraniano Ali Asgari in cui una ragazza, vittima di una forte emorragia, e il suo fidanzato vengono respinti da tutti gli ospedali della città perché il disturbo è dovuto a un rapporto sessuale more uxorio, la legge impone che per procedere alle cure debbano essere informati i genitori e la fanciulla preferirebbe uccidersi piuttosto che affrontare la punizione paterna per aver perso la verginità "anzitempo". Già richiesto dal Festival di Cannes, questo corto precede un altro dello stesso autore selezionato alla prossima Mostra del Cinema di Venezia e ha ammantato la manifestazione pugliese di un tono cosmopolita e autoriale sicuramente importante per il futuro e lo sviluppo dell'iniziativa. La giuria popolare, invece, ha conferito la propria menzione speciale a Mathieu di Massimiliano Camaiti, unico italiano tra i partecipanti ad aggiudicarsi un riconoscimento. Carlo Delle Piane ha ritirato dalle mani della madrina Bianca Guaccero un meritato premio alla carriera e offerto agli organizzatori del festival una deliziosa replica del suo indimenticabile avvocato Santelia, lo straordinario pokerista di Regalo di Natale di Pupi Avati).
In una cornice splendida com'è quella delle Murge si è dunque consumato un atto di coraggio ripagato da una risposta pronta e convinta che fa ben sperare per la prossima edizione e consolida l'idea che, per avere successo, una proposta culturale non debba necessariamente fare appello a forme e contenuti di semplice, immediata e talvolta gretta natura, ma possa volare alto, confidando nell'esigenza diffusa di bellezza e profondità. Un'iniziativa può avere successo o fallire, ma è giusto credere nei propri spettatori e nel loro desiderio di facce e storie nuove. In questo senso la scelta dei cortometraggi è vincente, perché rappresentano un terreno di sperimentazione linguistica e tematica fertile e in gran parte inesplorato, la cui rapidità di esecuzione si accompagna spesso a narrazioni folgoranti e soluzioni registiche innovative (o così dovrebbe sempre essere, per la natura stessa dello strumento-cortometraggio), e la cui libertà di espressione produttiva e distributiva permette a registi e interpreti più o meno giovani, più o meno noti, di emergere. Necessità fortemente sentita e comunicata anche da alcuni degli ospiti durante gli incontri organizzati prima delle proiezioni, come Giorgia Wurth e Marco D'Amore (protagonista di Gomorra. La serie, prodotto targato Sky tratto da Roberto Saviano e diretto da Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini). Come già Anna Ferruzzo nella prima serata, anche questi due giovani artisti hanno sottolineato la mancanza di idee e fantasia che attualmente rende paludosa la produzione cinematografica in Italia, stretta dai lacci dei soliti nomi noti e da logiche poco coraggiose: la via da seguire per rilanciarla passa allora proprio dai cortometraggi, da metodi di realizzazione alternativi, da addetti ai lavori che abbiano storie e voglia di sperimentare modalità espressive inedite, dalla ricerca di autenticità, da progetti strutturati e coraggiosi, come questo Apulia Film Festival.
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