Prima di essere insignito del BFI Fellowship al London Film Festival, Stephen Frears è stato protagonista di un amabile incontro con il critico cinematografico Scott Foundas raccontando particolari aneddoti circa gli inizi della sua carriera alla BBC
Il London Film Festival è stato il teatro di una speciale conversazione tra il regista inglese Stephen Frears e Scott Foundas, noto critico di Variety. L’incontro è avvenuto in occasione del premio che il festival ha deciso di conferirgli quest’anno ovvero il BFI Fellowship, uno dei riconoscimenti più prestigiosi per chi ha contribuito in modo influente alla storia del cinema e della televisione. Un maestro del cinema, un uomo gioioso e straordinariamente intuitivo si è lasciato andare in un dialogo che ci aiuta a capire le origini della sua arte e una piccola parte della storia della televisione britannica.
Scott Foundas: Vorrei cominciare chiedendole quali sono i primi film che ha amato.
Stephen Frears: Io sono cresciuto al cinema, ci andavo con mia madre e all’inizio mi colpivano dei film ordinari. Li proiettavano il sabato e a quell’epoca non c’era ancora l’importazione dei film americani. Posso dire di essere un esperto del cinema inglese dell’era post-bellica. I primi film che ho amato sono stati L’altro uomo [Strangers on a train] di Hitchcock e tutti gli adattamenti delle opere di Charles Dickens.
Foundas: Ma come è cominciata la sua carriera?
Frears: Ho studiato legge e poi ho cominciato a lavorare a teatro. Erano gli anni della Nouvelle Vague francese, degli straordinari film di Federico Fellini e dei grandi cambiamenti sociali. Un’età perfetta per sviluppare la propria creatività.
Foundas: Quali lavori l’hanno influenzata maggiormente?
Frears: I film americani non sono stati importati in Inghilterra prima degli anni Settanta. All’epoca ammiravo il lavoro televisivo di Ken Loach. Credo che sia stato letteralmente lui ad inventare le moderne serie televisive. Il suo è un talento sorprendente e brillante. La BBC era il cuore della creatività dove lavoravano menti eccelse e i migliori scrittori in circolazione. C’era un’assoluta libertà e un’atmosfera altamente stimolante. Pur tuttavia, non era il posto ideale per arricchirsi. Ricordo che guadagnavo poco meno di 90 sterline a settimana.
Foundas: In che modo l’arrivo di Margaret Thatcher ha cambiato lo scenario?
Frears: Il suo arrivo ha cambiato tutto. Ha creato Channel 4 perché le avevano detto che sarebbe stato importante come strategia di marketing. In My Beautiful Laundrette ho rappresentato chiaramente tutto ciò che di gravoso la sua ascesa ha comportato. Ricordo che prima di scegliere Daniel Day-Lewis erano in lizza per la parte Tim Roth, Kenneth Branagh e Gary Oldman. Era un film che proponeva una scioccante rappresentazione dell’omosessualità per quei tempi e che ha sconvolto gli equilibri.
[Leggi anche: Stephen Frears riceverà il BFI Fellowship]
Foundas: Come è approdato al cinema?
Frears: Dopo tanti anni di televisione io e Mike Leigh avevamo voglia di fare cinema. Il ruolo della femme fatale era chiave per me. Ce ne sono state tante nella mia vita e così anche nei miei film. Naturalmente i film noir come Il mistero del falco (1941) e Il grande caldo (1953) mi hanno influenzato moltissimo. Da My Beautiful Laundrette in poi ho fatto film sugli omosessuali, i pakistani, gli immigrati e le donne. Tutti simboli di oppressione. Quindi oserei dire che i miei film sono stati quasi tutti degli atti di ribellione.
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