Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, "Our Little Sister" del nipponico Hirokazu Kore-Eda delude di molto le aspettative del pubblico: un racconto intimista debole e prolisso.
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, Our Little Sister è l’ultimo lavoro del regista nipponico Hirokazu Kore-Eda, cineasta da sempre amato dalla manifestazione francese e che proprio in questa occasione due anni fa si aggiudicò un premio grazie a Father and Son.
Contraddistinguendo le sue pellicole con uno stile pacato e delicato, ma al contempo incisivo e profondo, l’autore non vuole rinunciare ai propri marchi di fabbrica nemmeno per questo progetto, raccontando la storia di tre sorelle molto affiatate tra loro che incontreranno per la prima volta la più giovane sorellastra solo per via della scomparsa del padre in comune.
Le carte in tavola per assistere ad un nuovo lavoro di classe ci sono tutte, purtroppo però la pellicola stenta a decollare come dovrebbe. Incartandosi a più riprese lungo una sceneggiatura decisamente prolissa e pedante, il film non arriva mai al cuore dello spettatore perdendo ben presto il senso dell’orientamento e la chiarezza del messaggio da trasmettere. Le quattro attrici protagoniste funzionano molto bene insieme eppure ciò non basta per dare splendore a un progetto stanco e fiacco.
Come se non bastasse, Kore-Eda cade sorprendentemente nel tranello della retorica e del buonismo (l’uso incessante del pianoforte e gli infiniti abbracci tra i personaggi), cosa che in passato aveva sempre dimostrato di saper evitare con grande sapienza. Sicuramente alcune sequenze di alto spessore sono presenti (la scena dei fuochi artificiali in primis), eppure la sensazione che si respira sul finale d’opera è quella di un’occasione mancata e di un gigante castello privo di anima.
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