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Autore Alessandro Tavola :: 24 Giugno 2015
Locandina di Contagious - Epidemia mortale

Recensione di Contagious - Epidemia mortale di Henry Hobson con Arnold Schwarzenegger e Abigail Breslin: un dramma horror penalizzato da una regia poco scattante e dalla solita sfilata di cliché postapocalittici

Niente di meglio (o peggio) di un horror-drama low budget per aprire le porte al prossimo Terminator: Arnold Schwarzenegger, qui anche produttore, affida Contagious - Epidemia mortale al regista esordiente Henry Hobson con risultati poco soddisfacenti.

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Nucleo della vicenda è il rapporto padre-figlia, tra Schwarzy e Abigail Breslin (Little Miss Sunshine, Benvenuti a Zombieland), e in diversa misura quello tra quest’ultima e la sua stessa vita di adolescente destinata a spezzarsi a causa di un virus chiamato Necroambulist (dagli effetti facilmente intuibili). Materiale semplice quanto calzante, con un rischio di esilità altissimo, che il regista non riesce a gestire con adeguata inventiva, forse eccessivamente convinto della forza del suo mood o senza la voglia di differenziarsi del tutto.

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E così piaghe, contaminazioni, epidemie, innominati zombie ci vengono presentati col solito decorso blando e posato fatto di cieli plumbei e località desertiche, di disperazione silenziosa e tagliata fuori dal tempo (un futuro imminente in cui comunque si usano ancora le segreterie telefoniche) ormai incapace di avere un proprio valore autonomo all’interno di un’opera.

Maggie (il titolo originale, il nome della ragazza) prende i cliché così come sono e non cerca d’arricchirli in alcun modo, e questi a tutti gli effetti ostruiscono lo schermo e la visione: la corsa all’atmosfera non preme mai sull’acceleratore e buona parte della pellicola se ne va con quella che si rivela essere una lunga, continua, definitivamente superflua, introduzione.

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Schwarzenegger ha fatto tenere per sé le maggiori cariche di pathos, ma la regia non riesce a farlo brillare quanto dovrebbe, tenendolo sotto lo scacco della saggezza barbuta, dispersa tra i panorami e un palese desiderio di dedicarsi più a Maggie che a suo padre. Le sfumature dei protagonisti ci vengono date a dosi tanto lievi da non reggere il balzo verso il climax conclusivo, e nella depressione personale e familiare, fisica e collettiva, ci rimangono pochi lampi: una mutilazione autoinflitta, la sensazione di smarrimento e di fine imminente quasi metaforica dell’adolescenza, un’altalena, il finale e il richiamo invisibile a tutto quel che il film sfiora ma non racconta.

Trailer di Contagious - Epidemia mortale

Voto della redazione: 

2

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