Il 27 novembre il film dedicato al coreografo Ohad Naharin inaugura il concorso internazionale di documentari
Si apre il 27 novembre prossimo, a Firenze, la nuova edizione del Festival dei Popoli, manifestazione internazionale dedicata al genere documentario. Sono queste le iniziative che ci sembrano necessarie in un periodo così drammatico in cui l’Occidente si comporta come se avesse perduto la bussola. Perché a volte lo sguardo mediato della macchina da presa può aiutarci a vedere le cose da un punto di vista nuovo, può aiutarci a evitare le considerazioni frettolose e soprattutto metterci in contatto con culture diverse.
Sarà l’anteprima italiana di Mr. Gaga ad aprire la 56° edizione del festival, con un film di Tomer Heymann dedicato alla vita e l’arte di Ohad Naharin, uno dei coreografi più importanti e innovativi al mondo. Sarà sicuramente un modo per avvicinarsi alla danza contemporanea, forma artistica che ha un rapporto speciale con il cinema (basti pensare al successo che ebbe il film di Wim Wenders dedicato a Pina Bausch).
Oltre alla sezione del concorso, il Festival dei Popoli offre omaggi, retrospettive e incontri con cineasti di tutto il mondo. L’artista polacco Wojciech Staron sarà il protagonista della sezione "I Mestieri del Cinema" in cui si avrà l’opportunità di vedere alcuni dei suoi film da lui firmati in qualità di regista o di direttore della fotografia.
I documentari in concorso sono ventuno, tra cui compaiono Las Letras di Pablo Chavarría Gutiérrez (Messico), L'infinita fabbrica del Duomo di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti e Somos Cuba di Annett Ilijew (Germania). Inoltre, un evento molto atteso sarà la proiezione di Daft Punk Unchained del francese Hervé Martin Delpierre.
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Davvero interessante è poi la sezione competitiva “Panorama” in cui sarà possibile vedere otto lungometraggi italiani inediti. Molti i titoli che raccontano le nuove sfide italiane, le storie dei migranti che tentano di ricostruirsi un'esistenza, come ne Loro di Napoli, la storia dell’AfroNapoli, squadra calcistica di migranti di seconda generazione, firmata da Pierfrancesco Li Donni o come nel documentario Su campi avversi di Andrea Fenoglio e Matteo Tortone in cui si osservano i movimenti di migranti subsahariani in un campo di accoglienza in Nord Italia.
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