Il terzo episodio di "X-Files" è una commedia Sci-Fy ricca di ironia: tra citazioni e strizzatine d'occhio, assistiamo alla seducente scena di un approccio tra il mostro e l'agente Scully
“X-Files” 10x3: “La lucertola mannara” ("Mulder and Scully Meet the Were-Monster"). L’omicidio avvenuto in un bosco durante una notte di luna piena, con tanto di testimoni che raccontano di uno grosso animale antropomorfo fuggito dalla scena del delitto, chiama Mulder e Scully ad investigare sulla presenza di quello strano mostro. Strano perché, senza troppa fatica, gli agenti dell’Fbi scoprono che non si tratta di un umano trasformatosi in un lucertolone dal design vintage in stile il “Mostro della laguna nera”; si tratta invece di un lucertolone uscito da un letargo millenario che dopo avere ricevuto un morso tra gli alberi subisce la trasformazione in umano, “Tizio” (Guy Mann), assumendone per lunghi tratti l’aspetto, i pensieri e le tremende ossessioni, come ad esempio la necessità di trovare un lavoro per mantenersi.
Dopo avere scoperto che in un motel alla Psycho il proprietario guardone ha visto la trasformazione del lucertolone mannaro, Mulder e Scully si dividono prendendo strade diverse, proprie dell’inclinazione dei due personaggi: Fox insegue l’idea che i mostri esistano e vadano capiti, Dana che i mostri siano cosa molto più banale e reale di quanto la fantasia voglia credere. E infatti sarà lei a scoprire che l’assassino è in realtà un serial killer che morde le proprie vittime, l'accalappiacani interpretato da una delle due guest star della puntata, Kumal Nanjiani, attore comico originario del Pakistan conduttore di un podcast dedicato proprio alla serie di X-Files; mentre l’incolpevole Tizio torna nel bosco sperando di essersi lasciato alle spalle l’orribile trasformazione in uomo.
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Il fatto che l’assassino sia interpretato da un comico, rende bene l’idea di come questo episodio sia stato concepito come un divertissement colmo di citazioni e strizzatine d’occhio. A riprova del tono leggero preso dallo sceneggiatore e regista Darin Morgan, la scelta dell’altra guest star, il mostro-lucertola: Rhys Darby, attore neozelandese che in altre produzioni ha interpretato il ruolo di leader dei lupi mannari, veste un abbigliamento ispirato a “Kolchak: the night stalker”, e si muove con tempi comici e movenze teatrali simili al folletto Puck uscito dalla fantasia sheakespeariana.
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Ma i richiami e gli omaggi si moltiplicano di minuto in minuto: all’avvio della storia Fox è impegnato a lanciare, annoiato e nostalgico nel proprio ufficio semideserto, matite appuntite contro il poster “Voglio crederci”, lamentando che non esistono più i mostri di una volta (tutti i vecchi casi di X-Files, dice Mulder, oggigiorno possono venire spiegati dalla scienza moderna – CSI?- dal passare del tempo o dal ghiaccio).
Per continuare: le lapidi nella scena del cimitero riportano i nomi di due collaboratori scomparsi della serie. In più: la suoneria del cellulare dell’agente dell’Fbi è la sigla d’inizio, mentre il tentativo di modernizzarsi e sfruttare una app per fare foto al mostro incasina non poco il buon Fox, così come l’utilizzo del web fomenta le sue manie (Scully: “Usare tanto internet ti fa male”). Per non parlare del sogno finalmente realizzato: il falso racconto che “Tizio” fa a Mulder, permette di impostare la scena di un approccio sessuale tra la lucertola mannara e Dana, mostrando il lato sexy dell’agente Scully, sogno proibito di milioni di fan. Una puntata di mezzo costruita certo non con una trama ad orologeria, ma piuttosto secondo il canovaccio pastiche di un’esilarante Sci-Fy comedy dai toni assurdi, che ironizza sui cambiamenti, sulla storia e sul tempo che ormai X-Files incorpora in sé.
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