Il regista di "Shame" e "12 anni schiavo", Steve McQueen, svela i suoi film preferiti della storia del cinema. Ben cinque titoli scelti sono francesi, a cui fanno da contorno due italiani, due americani e un giapponese
Solo tre lungometraggi all'attivo, ma Steve McQueen è già diventato uno dei cineasti più quotati del panorama internazionale. Merito soprattutto dell'ultimo 12 anni schiavo, pellicola insignita di ben tre Oscar, tra cui Miglior Film. Ma quali sono le opere che lo hanno maggiormente influenzato? Insomma, i suoi film preferiti della storia del cinema? La risposta arriva grazie ad un sondaggio condotto da Sound & Sight nel 2012, dove il regista britannico ha espresso le sue preferenze.
Variegati i titoli scelti da McQueen, provenienti da più continenti e decenni, ma è evidente il suo amore innanzi tutto per il cinema francese. Si parte con Zero in condotta di Jean Vigò, cortometraggio del '33 che vede quattro ragazzini ribellarsi contro una repressiva scuola, per poi seguire con la presenza di Vite vendute, film del 1953 firmato da Henri-Georges Clouzot, considerato un caposaldo del thriller e poi persino rifatto da William Friedkin qualche anno dopo. Francofoni sono pure La regola del gioco di Jean Renoir, Il disprezzo di Jean-Luc Godard e il più recente Beau Travail di Claire Denis, che racconta la storia di un ex ufficiale pervaso dai gloriosi ricordi del suo passato come condottiero in Africa.
Presenti in lista anche due titoli italiani. Da una parte, l'epopea C'era una volta in America di Sergio Leone, opera carica di commovente nostalgia che racconta vita e caduta di Noodles, gangster che ha il volto malinconico di Robert De Niro; dall'altra, La battaglia di Algeri, il capolavoro per eccellenza di Gillo Pontecorvo sulle sanguinose battaglie avvenute in terra algerina durante gli anni '50. Sceneggiato da Franco Solinas, la pellicola ebbe 3 candidature agli Academy Awards, oltre a vincere il Leone d'oro alla 27a Mostra del Cinema di Venezia, battendo pellicole come Au Hasard Balthazar di Robert Bresson, Les créatures di Agnès Varda, Fahrenheit 451 di François Truffaut e I selvaggi di Roger Corman.
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Cambiando continente, ecco poi l'imprescindibile Viaggio a Tokyo di Yasujiro Ozu (il film più amato dai cineasti, secondo il sondaggio di Sight & Sound), mentre non dovrebbe sorprendere l'inserimento di Fa' la cosa giusta di Spike Lee, così come di Couch, delirio firmato Andy Warhol. Se il joint girato dal regista afroamericano parla da solo, l'influenza del fotografo pop per eccellenza è invece facilmente riscontrabile nei primi cortometraggi di McQueen, che avevano decisamente un mood più “arty” rispetto le sue prove più recenti.
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