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Autore Rita Andreetti :: 1 Novembre 2014

In occasione del Tokyo International Film Festival, e a seguito dell'anteprima di “Big Hero 6”, John Lasseter rivela l'ispirazione che tuttora il maestro dell'animazione Hayao Miyazaki rappresenta per lui

John Lasseter e Hayao Miyazaki

"Grazie Giappone per avermi fatto diventare quel che sono”: esordisce così John Lasseter, invitato al Tokyo International Film Festival ad inaugurare le danze con la sua ultima creatura Big Hero 6. A questo è seguito un intervento critico dal titolo “Cool Japan” di cui il guru della Pixar ha approfittato per raccontare di una straordinaria connessione tra talenti che ha ispirato la sua vita professionale (e non solo) e dato il La alla sua carriera.

In sede al Tokyo International Film Festival il regista si è trovato infatti a raccontare come pochi minuti di Lupin III: Il Castello di Cagliostro concepiti da un esordiente Hayao Miyazaki e visionati nel lontano 1981, gli abbiamo chiarito una volta per tutte le idee su quella che era la sua ricerca di una animazione universale: “Era incredibile!”, racconta, “Ne rimasi assolutamente catturato. Mi riempì l'anima di questo impulso che mi diceva 'questo è esattamente quello che voglio creare'”. Quel disegno infatti, si rivolgeva già a tutte le platee: un principio che il Maestro giapponese aveva già da allora ben chiaro, e che Lasseter ha saputo innegabilmente seguire a dovere.

E così che inizia una sorta di connessione tra talenti, una forma di ispirazione che solo un fanatico del disegno animato può capire, dove anche le scelte più banali e involontarie sono fonte di alito creativo per un artista. Entusiasta come un bambino, Lasseter non si lascia certo scappare la possibilità di incontrare Miyazaki e il giorno 11 Novembre 1987 il maestro gli firma personalmente, presso lo Studio Ghibli, un poster della sua nuova opera in lavorazione: Il mio vicino Totoro.

“Questo uomo e questi film furono la mia più grande ispirazione”.

Dal Giappone però trasse anche l'idea di quel film breve e sudatissimo che si è poi mostrato come il trampolino di lancio per Pixar, fondata nel 1986: è là infatti che il regista concepisce l'idea di Tin Toy, il cortometraggio animato che gli varrà prima l'Oscar nell'88 e poi lo spunto per proseguire con Toy Story. Mentre racconta questi aneddoti (compreso il coinvolgimento delle immagini di Miyazaki nel corteggiamento della poi futura moglie, oggi madre dei suoi cinque figli), Lasseter mostra fiero le fotografie di quel mondo fantastico, di quella fascinazione che ha connesso il Giappone con la sua realtà e la sua carriera.

E ancora: una scena di A Bug's life ha tratto spunto da Laputa – Castello nel cielo, così come la Fiat 500 gialla che Lupin III guida non può che rimandarci direttamente a quello spassoso Luigi di Cars.

D'altro canto, questa ammirazione si è pure concretizzata per Hayao Miyazaki in una proficua “restituzione del favore”, dal momento che ad oggi Lasseter è uno tra i più impegnati nella diffusione dei film del regista giapponese nel mondo: “Non ero contento di come i suoi primi film erano stati portati all'inglese. Volevo proteggerne la visione, in modo che la platea inglese potesse capire i suoi film nello stesso modo in cui il pubblico Giapponese lo faceva.” Questa sua iniziativa, si presume possa anche avere positivamente aiutato il regista ha conquistare l'Oscar nel 2001 con Spirited Away, il primo lavoro che Lasseter supportò attivamente.

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Quel che l'uomo della Pixar ha tenuto ha sottolineare è l'eccelsa capacità del suo mito nel saper esaltare i momenti di quiete, nel definire i personaggi attraverso l'azione, nel trasformare ciascuno in un individuo unico. D'altronde, non è solo Miyazaki, ma il Giappone stesso ad avergli trasmesso molta della sua identità creativa: “Credo che tutta la mia carriera sia fondata su un'ideale che ho scoperto in Giappone: mantenere il contatto con la tradizione, il patrimonio, e i fondamentali del disegno classico e poi applicare il tutto ad una tecnologia all'avanguardia. Questo è uno dei segreti della Pixar.”

Che sia o meno la chiave di volta dell'impero Pixar, sicuramente Lasseter non ha nascosto il suo percorso di formazione e l'importanza che i buoni esempi hanno avuto nella crescita artistica. Anzi, pare addirittura che quando le menti creative pixariane si trovano ad un punto morto, una rinfrescatina di qualche sequenza di Miyazaki gli aiuti ancora a sbloccare le frenesie e a creare a flusso continuo quell'ottima animazione che in tanti, da sempre, ci fiondiamo al cinema a vedere.

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Big Hero 6

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