Ci lascia a 85 anni Alberto De Martino, maestro del cinema bis. Amatissimo da Quentin Tarantino e Joe Dante, durante la sua lunga carriera ha avuto modo di lavorare con mostri sacri come Sergio Leone, Federico Fellini e John Cassavetes
Ci lascia a 85 anni uno dei cineasti italiani più amati dai nocturniani e dai cinefili nel cui sangue scorre la passione per le produzioni bis. Stiamo parlando di Alberto De Martino (conosciuto anche con lo pseudonimo di Martin Hebert), maestro del cinema popolare che nel corso dei decenni si è guadagnato fan di tutto rispetto come Quentin Tarantino, Joe Dante ed Eli Roth. Dite qualsiasi genere dell'epoca d'oro e state sicuri che De Martino l'abbia attraversato, dallo spaghetti western di Django spara per primo (1966) all'horror di Holocaust 2000 (1977), passando dal poliziottesco di Roma come Chicago (1968) al giallo thriller di L'assassino... è al telefono (1972).
Nella sua lunga carriera ha avuto l'opportunità di lavorare sul set con Sergio Leone (Giù la testa), così come di dirigere un mito del cinema americano come John Cassavetes. Tra le sue collaborazioni, particolarmente importante è poi quella in veste di direttore di doppiaggio per uno dei film più celebri della settima arte, La dolce vita di Federico Fellini. Insomma, De Martino come artista totale che ha attraversato i mestieri più disparati apprendendo direttamente sul campo, nonostante le sue pellicole siano stato spesso ignorate o boicottate dalla critica italiana, che ha sempre avuto un atteggiamento denigratorio nei confronti del bis.
La rivalutazione, ormai lo sappiamo, avvenne solamente anni ed anni dopo per merito di Nocturno, di Tarantino e della mitica rassegna organizzata dalla Mostra di Venezia nel 2004, Storia segreta del cinema italiano, Italian Kings of the B's, che per la prima volta mostrava i tesori perduti del nostro cinema in un importantissimo contesto internazionale come il festival lagunare. Grazie al rilancio tardivo, De Martino ha poi passato gli ultimi anni della sua vita tra convegni e conferenze internazionali, durante le quali ha parlato dei propri lavori davanti a folle di entusiasti che li vedevano per la prima volta.
[Leggi anche: Da Leone a Corbucci: I 20 spaghetti western preferiti di Quentin Tarantino]
Un artista che ci mancherà fortemente, e che ci lascia in eredità una vasta gamma di titoli cult in cui tuffarci con la medesima gioia di sempre, tra pellicole semi invisibili e illuminanti scoperte.
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