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Autore Pierre Hombrebueno :: 29 Gennaio 2016

Un qualsiasi lutto nel mondo del cinema è già ansioso di suo, ma oggi lo shock per la morte di Jacques Rivette, se possibile, ci lascia ancora più scossi, noi che siamo figli della Nouvelle Vague e dei giovani turchi

Jacques Rivette

Un qualsiasi lutto nel mondo del cinema è già ansioso di suo, ma oggi lo shock per la morte di Jacques Rivette, se possibile, ci lascia ancora più scossi. Il motivo? La nostra redazione è figlia della nouvelle vague (o forse, lo siamo un po' tutti), dei giovani turchi che durante gli anni '50, hanno rivoluzionato non solo il cinema, ma anche la critica cinematografica tutta.

Il contributo di Rivette nella nostra formazione come scrittori risale al 1953, quando diventa un redattore dei mitici Cahiers du cinéma, affiancando François Truffaut, Jean-Luc Godard, Eric Rohmer, e, ovviamente, il boss dei boss, André Bazin. Una brillantezza, quella di Rivette, che ha immediatamente conquistato i suoi colleghi. Dichiarò Godard: “Un film poteva piacermi molto, ma se Rivette diceva 'No, è un brutto film', allora diventavo d'accordo con lui. Era come se avesse un accesso privilegiato alla verità cinematografica”. Durante il periodo, l'autore scrisse svariati pezzi illuminanti sui suoi registi preferiti, da Howard Hawks a Roberto Rossellini, passando per Nicholas Ray e Fritz Lang, Kenji Mizoguchi e John Ford. Il tutto, con uno stile divenuto punto di riferimento. Spiegava Truffaut: “I suoi articoli non erano solo i migliori mai pubblicati dai Cahiers, ma anche quelli più comprensibili”.

E poi, chiaramente, arrivò la gloriosa carriera come regista, e le pellicole memorabili sono praticamente tutte quelle della sua filmografia. Per citare i primi titoli che ci vengono in mente: lo sperimentale Out 1, Noli Me Tangere (12 ore e 9 minuti di materiale! Del tipo: Lav Diaz non sei nessuno), L'amour fou, Céline e Julie vanno in barca e Suzanne Simonin la religiosa. Insegnamenti, archetipi, diamanti carichi di evocazioni. Piovono premi da ogni parte del mondo, Cannes-Berlino-Locarno, ma anche Los Angeles e Giappone. 

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Insomma, una figura immensa, quella di Rivette, che ora c'immaginiamo rinchiuso in una cineteca dell'al di là assieme a Truffaut, Rohmer e Chabrol. Che la sua passionale saggezza, allora, ci possa giungere pure da quella postazione.

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