Un membro della giuria ha rilasciato un'intervista anonima in cui si difende dalle accuse di razzismo che sono state rivolte all'istituzione che assegna gli Oscar
Il mese scorso gran parte dell’informazione cinematografica si è concentrata sul dibattito attorno alla questione #OscarsSoWhite ovvero alla protesta da parte di diversi artisti dovuta al fatto che tra gli attori nominati agli Oscar di quest'anno l’unica etnia ad essere rappresentata è quella bianca.
Non è un dibattito semplice, soprattutto perché il nostro sistema culturale e sociale è diverso da quello americano, un continente in cui convivono non sempre pacificamente decine di gruppi etnici diversi, ma attraversato ancora da forti tensioni razziste.
Spike Lee e Will Smith sono solo due degli attori che hanno deciso di boicottare la notte degli Oscar per questo motivo; la risposta dell’Academy è stata quasi immediata perché nonostante il suo potere si tratta pur sempre di una cattiva pubblicità per un’istituzione così importante. È stato quindi promesso che verrà ampliata la giuria e che saranno inserite più donne ed esponenti delle diverse comunità, in particolar modo quella afroamericana e latina.
Come in tutti i dibattiti però è necessario ascoltare entrambe le posizioni, e per questo proprio in questi giorni un membro dell’Academy ha rilasciato – in modo anonimo – un’intervista al Daily Beast in cui cerca di difendere la posizione dell’istituzione di cui fa parte. Secondo lui (o lei) le accuse di razzismo sono ridicole e si è detto un po’ deluso dalla reazione dell’Academy che non ha tentato di difendere le scelte dei suoi membri.
L’intervistato ha effettivamente riconosciuto come la performance di Idris Elba in Beasts of no nations fosse impeccabile, ma ha anche ammesso che probabilmente molti dei suoi colleghi probabilmente non hanno visto il film prodotto da Netflix, cosa che accade non troppo raramente.
[Leggi anche: Troppi bianchi agli Oscar 2016? Risponde la presidentessa dell'Academy]
Qualche settimana fa diversi membri dell’Academy si sono difesi dalle accuse di razzismo proprio sulle pagine dell’Hollywood Reporter, per chi ha agito con onestà intellettuale e seguendo i propri criteri artistici di giudizio si è trattato senza dubbio di un’accusa ingiustificabile, ma purtroppo come si accennava all’inizio non è una questione così semplice. Sicuramente parte dell’Occidente è troppo abituato a rappresentare il mondo intero con standard che non rendono giustizia alle minoranze, la strada è ancora lunga, ma fortunatamente il cinema sa anche sensibilizzare.
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