Il maestro svedese ha saputo ispirare e influenzare cineasti molto diversi tra loro, ha raccontato l'esistenza come nessun altro ha mai saputo fare, combinando realismo e simbolismo
Viene spesso ricordato come uno dei registi più talentuosi, prolifici ed esperti di tutti i tempi, Ingmar Bergman è stato effettivamente un cineasta immenso, che diresse e scrisse circa sessanta film senza mai trasmettere stanchezza. È riuscito a raccontare la morte, la malattia, il tradimento, la fede e la redenzione in un modo così profondo e pieno di grazia, al punto che moltissimi registi continuano a prenderlo come punto di riferimento. Come in uno specchio, Persona, Sussurri e grida sono solo tre dei suoi capolavori in cui Bergman ha mostrato il ventaglio dei sentimenti umani con naturalezza e attenzione, ecco alcuni dei registi che più hanno sentito la sua influenza:
Woody Allen
“Il suo lavoro ha indagato le ansie più profonde degli uomini, dando spesso un inusitato spessore a queste poesie di celluloide. Morte, amore, arte, il silenzio di Dio, la difficoltà dei rapporti umani, l'agonia del dubbio religioso, i matrimoni falliti, l'incapacità delle persone di comunicare tra loro. Ma era una persona calorosa, divertente, con un carattere scherzoso, insicura di fronte ai suoi immensi talenti e che stava bene con le donne” sono queste le parole piene di stima con cui Woody Allen ricordava Bergman sul New York Times nell’estate del 2007, poco dopo la morte del registra svedese. I temi sono più o meno gli stessi: la morte, la morale, la condizione umana tout court… i toni del regista di Anna e le sue sorelle sono certamente diversi, ma anche a livello visivo Woody Allen ha sempre reso omaggio a uno dei suoi punti di riferimento, nel cinema come nella vita.
Francis Ford Coppola
Il regista di Apocalypse Now viene spesso citato come uno dei più grandi registi americani di sempre. Anche lui come Bergman è interessato ad indagare la natura umana, a capire i meccanismi umani del sistema famiglia e dei conflitti a cui può portare la società organizzata. Ed esattamente come Il posto delle fragole non racconta semplicemente la storia di un anziano professore, La conversazione non è solo una storia di spionaggio. Entrambi inoltre hanno saputo partire da materiale autobiografico per narrare storie universali, che hanno parlato a milioni di spettatori.
David Fincher
Lo stile del regista americano non richiama subito alla mente il nome di Ingmar Bergam. Eppure basta pensare alla cupezza, alla descrizione dei lati più disturbanti e sadici della mente umana (Fight Club, Gone Girl) per capire come anche David Fincher si sia ispirato alla poetica di Bergman. La prova più eclatante risiede nel parallelismo tra Persona e Fight Club: entrambi esplorano una personalità scissa e deviata, laddove però lo spettatore se ne accorge solo dopo.
[Leggi anche: Tutti i film preferiti da Ingmar Bergman]
Steven Soderbergh
Soderbergh come il maestro ha sempre saputo variare toni ed atmosfere, non si è quasi mai adagiato e ha sperimentato generi diversi. Sesso, bugie e videotape era una riflessione sul voyeurismo e sulla sessualità, ha portato il pubblico americano ad accorgersi del cinema indipendente e sperimentale, un po’ come ha fatto Bergman in Scandinavia negli anni Cinquanta. Traffic e Che sono due film che mostrano quasi immediatamente l’influenza del regista di Monica e il desiderio; basti pensare alla struttura non lineare della narrazione e alla moralità ambigua dei personaggi.
Categorie generali:
Altri articoli che possono interessarti
Per condividere o scaricare questo video: TV Animalista
Facebook Comments Box