Ecco svelati i cinque dettagli da sapere su uno dei film più rinomati del regista Kurosawa
Nella sua longeva carriera, Akira Kurosawa ha prodotto titoli che sono rimasti a ragion veduta nella storia del cinema giapponese e mondiale. Ciascuno ha il proprio preferito, ma indiscutibilmente Rashomon e I sette samurai hanno attraversato in lungo e in largo gli schermi degli appassionati.
I sette samurai è stato stimolo, modello, riferimento per i fautori del genere western e film d’azione per molto, molto tempo. Tutto è iniziato il 26 aprile 1954, data della distribuzione nelle sale giapponesi. La storia interessa sei samurai professionisti e senza padrone (Ronin) che vengono ingaggiati dagli abitanti di un villaggio per combattere i banditi che di continuo depredano i poveri contadini. Ad essi si aggiungerà un contadino aspirante combattente, interpretato con tutta la sua energia da Toshiro Mifune, al quale fu dato largo spazio di improvvisazione dal regista Kurosawa, al punto che la sceneggiatura venne ritoccata a questo scopo. Con lungimiranza, l’interpretazione di Mifune fu infatti mirabolante e lo consacrò come attore di fama mondiale.
A tal proposito, il titolo del film in origine doveva essere “I sei samurai”; Kurosawa a quel tempo non aveva mai girato un film sui samurai, ma si rese presto conto che la storia di sei samurai sobri che si occupavano di difendere il villaggio, non sarebbe stata abbastanza interessante. Ecco il perché dell’introduzione del personaggio di Kikuchiyo che è interpretato da Mifune e che ha inserito una vena molto meno drammatica nel film. Toshiro Mifune in realtà all’inizio doveva essere il duro Kyuzo, ma con l’arrivo di Kikuchiyo il suo ruolo venne ricoperto da Seiji Miyaguchi.
Il resto del cast è un insieme di storie strambe e fuori dall’ordinario: Keiko Tsushima era un ex ballerino che collaborò anche con Ozu; Yoshio Tsuchiya, il contadino Rikichi, era un medico con una passione particolare per gli UFO; Kamatari Fujiwara recitò a fianco di Warren Beatty mentre Sojin Kamiyama ebbe ruoli nella Hollywood muta degli anni Venti; Takashi Shimura invece, era il più navigato viste le precedenti collaborazioni con lo stesso Kurosawa.
La produzione fu interrotta almeno due volte perché il film ebbe diversi ritardi e andò fuori budget: quattro volte la somma preventivata e 148 giorni di riprese distribuite nell’arco di un anno. Per la Toho non furono momenti facili, dato che stava contemporaneamente dando vita al super costoso Godzilla. Il ritardo fu tale che la battaglie finale, rimandata diverse volte per mancanza di cavalli, si svolse nel gelido febbraio giapponese, facendo patire al cast un freddo tale, che Mifune ricordò come il peggiore della sua vita.
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Dal suo canto, Kurosawa non fece che attendere pazientemente tra le varie interruzioni che la Toho rivedesse la sua posizione. Il director’s cut alla fine, fu di ben 207 minuti, un record per Kurosawa stesso. In questa versione I sette samurai vide la luce solo nelle maggiori città del Giappone e una prima versione tagliata fu proiettata nelle città di seconda fascia. Una seconda versione venne preparata per la Mostra del Cinema di Venezia, dove Kurosawa vinse il Leone d’Argento. La versione originale non è stata distribuita fino a tempi recenti, quando negli anni Duemila è comparsa prima una variante di 203 minuti e poi nel 2005 in DVD, quella integrale.
Il film in origine, nella sua distribuzione americana, si chiamava “I magnifici sette”, ma la MGM si sbarazzò in fretta delle copie con quella titolazione quando si occupò di riproporlo in sala. I remake sono stati diversi: dal primo e ovviamente celeberrimo I magnifici sette di John Sturges, al quale sono seguiti diversi sequel, I magnifici sette nello spazio e il recente I magnifici 7 (anche se ufficialmente è un remake di Sturges…). Il film diede i natali a diversi dettagli ricorrenti nel plot di genere, tra cui la presentazione degli eroi con storie parallele, e il gruppo che battaglia per un unico scopo: ecco, tanto per capirci, anche gli X-Men devono qualcosa al Kurosawa del 1954.
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