"la guerra cambia le persone… o le rivela". Con questa frase si apre il primo cortometraggio di Rosalia Le Calze "War’s Sunrise", un film di soli uomini girato da sole donne
Dopo il successo ottenuto con la web serie Shadows Of The Plague al Los Angeles Web Festival, la regista Rosalia Le Calze ha iniziato il 5 agosto 2014 in Sicilia, presso l’aeroporto abbandonato di Birgi, le riprese di War’s Sunrise, il suo primo cortometraggio. Il corto è di genere drammatico, tra gli attori figurano Alberto Vitamia, Edoardo Calistro, Giuseppe Randazzo e Giuseppe Sardo. Con la collaborazione del club Terronisti softair Palermo e la figura di altre due donne nello staff tecnico: Priscilla Piazza nel ruolo di aiuto regista e seconda camera e Valentina Grasso come assistente alla regia, backstage e fonico. Un film di soli uomini girato da sole donne, fatta eccezione per l’effettista Daniele Nozzi e il compositore Luigi Ferri.
La trama è di stampo drammatico, la guerra è solo uno scenario di fondo mentre la storia s’incentra tutta sul background dei personaggi. In un periodo storico come questo, con i recenti fatti successi a Gaza, la regista voleva, a suo modo, dimostrare come la guerra sia un male indiscusso, sia per chi la fa che per chi la subisce. Non a caso l’opera si apre con la frase “la guerra cambia le persone… o le rivela”. I personaggi principali (James Benfer, Alex Mcklee, Sam Marritt) cambiano o si rivelano, dall’essere ragazzi semplici e valorosi si trasformano in ciò che nemmeno loro immaginavano di essere. In questo modo avvertiamo il ritorno all’opera di Shadows Of The Plague, una storia senza eroi. Concetto fondamentale della regista, che anche qui si ripete. Non abbiamo eroi in War’s Sunrise, già nella vita di tutti i giorni notiamo i difetti dell’essere umano, ma in un contesto come quello della guerra, fatto di fortissimo stress psicologico, violenza e disperazione, la brutalità e bestialità dell’uomo si esaltano, vengono fuori, uccidono in lui tutto ciò che gli resta di buono. La trama del film è dunque la questione del tempio di Apollo: “conosci te stesso”, ed è quello che, con la guerra, provano a fare i personaggi. Il tutto si spiega nel monologo finale, affidato al personaggio di James Benfer, quando si chiede chi è e chi sarebbe continuato ad essere senza quell’esperienza.
Per quanto concerne la messa in scena del prodotto, la regista segue palesemente le orme di Kathryn Bigelow, non soltanto per la tematica e lo scenario (guerra in Afghanistan) ma anche nello studio delle inquadrature. Non risulterà un caso che War’s Sunrise non avrà mai un’inquadratura fissa, fatta con il treppiedi, ma saranno tutte realizzate con lo spallaccio, soggettive in go pro e l’utilizzo dello zoom, con un montaggio molto veloce e serrato. Aspetti tipici del film della Bigelow, The Hurt Locker. La produzione è affidata alla Septième Art, associazione culturale fondata da Rosalia Le Calze, con vice presidente Alessio Messina (storico collega della regista, nonché co-regista in Shadows of the Plague), Virginia Monteleone e Priscilla Piazza. Il film verrà presentato in tutti i festival più importanti, nonché in quelli stranieri, per tale motivo è stato girato interamente in inglese con la supervisione del regista americano (di Los Angeles) Brian Merritt.
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