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Autore Fiaba Di Martino :: 2 Ottobre 2014
Locandina di Annabelle

Recensione di Annabelle di John R. Leonetti: lo spin-off di L'evocazione - The Conjuring fa bene il suo dovere grazie a una regia incalzante, pur senza iniettare d'originalità i classici elementi messi in campo

È bastata, all’inquietante bambola Annabelle, un’apparizione fugace all'inizio dell’horror L’evocazione - The Conjuring, grande successo di James Wan, per meritarsi un film tutto suo, uno spin-off che ne porta il nome (o meglio, quello della sua fantasmatica padrona). E che racconta le “origini del male” dietro l’inquietante ghigno di porcellana del pupazzo, acquistato dal quasi-papà John per la moglie collezionista Mia, e che però, a seguito di un rito satanico malauguratamente svoltosi dirimpetto alla casa della coppia, diventa portatore del Maligno, assetato di anime e ovviamente interessato alla piccina che Mia porta in grembo.

Wan produce mentre alla regia, stavolta, c’è John R. Leonetti, mestierante tuttofare (è anche direttore della fotografia, produttore e oltre) che sa il fatto suo e lo dimostra grazie a qualche buona intuizione visiva: l’inquadratura della finestra di fronte durante il massacro notturno, rappresentato come un silente teatro di ombre; l’incendio che si muove in parallelo alla minaccia incalzante della macchina da cucire; e i disegni che piovono sulle scale preannunciando la tragedia. Le stoccate di regia culminano poi nell’interminabile sequenza da casa degli orrori che vede Mia fuggire da un persecutore chiaroscurato, tra l’ascensore e le scale. E funziona bene anche lei, Annabelle, mano a mano sempre più deforme e ostile, la veste troppo lunga che richiama il biancore dell’ectoplasma, e che è spesso ripresa di tre quarti a rispecchiare l’inquadratura della statua diavolesca a inizio pellicola.

Sia chiaro, Annabelle utilizza tutti i più classici elementi dell’horror a cui siamo abituati da tempo immemore, senza iniettarli di una qualsiasi novità: all'appello ci sono le presenze diaboliche domestiche, la chiesa e il suo immacolato funzionario, l’esperta dell’occulto, la protagonista che viene creduta pazza, il cambiar casa che non basta per disinfestare le maledizioni (proprio come in Insidious dello stesso Wan). Inoltre, come al solito i personaggi sono sagomine puramente funzionali all’azione terrorizzante che gli si scatena contro – più inanimati loro di Annabelle –, e la fede è qui ulteriormente centrale, enfatizzata e totalizzante per la salvezza finale, unita al sacrificio e all’amore materno che non possono però definitivamente vincere il male, pronto a reincarnarsi in plurime forme (magari le prossime malefatte di Annabelle, poi fermata dalla coppia protagonista di The Conjuring) e in altrettanti film.

[Leggi anche: I 10 migliori film horror dal 2000 a oggi secondo British Film Institute]

Tenuto conto di tutto ciò, se si è di bocca buona o semplicemente dell’umore, con quest’horror ci si può discretamente divertire (leggi: spaventare). Annabelle fa il suo dovere, lavora bene e, perché no, ci fa anche allegramente tifare per quella bruttissima bambola assassina.

Trailer di Annabelle

Voto della redazione: 

3

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