Ritratto di Fiaba Di Martino
Autore Fiaba Di Martino :: 9 Settembre 2014
Locandina di Frances Ha

Recensione di Frances Ha di Noah Baumbach: Ritratto in b/n di una quasi trentenne in bilico tra fughe e approdi, film imperfetto con un'adorabile Greta Gerwig

Frances Ha si sveglia, Frances Ha rincorre la sua migliore amica-anima gemella, Frances Ha se ne va e poi ritorna, Frances Ha ride per un nonnulla e s’arrabbia per un nonnulla, si torce in pensieri da sbrogliare, morde e fugge, abbandona e viene abbandonata, è tristemente felice e allegramente triste, è poco dolcemente complicata: Frances è anima e corpo del film che ne porta il nome, piccolo caso datato 2012, commedia in bianco e nero leggiadra e irritante proprio come la sua protagonista, una quasi trentenne col sogno barcollante di diventare ballerina.
Arduo non pensare alla strepitosa e dolorosamente generazionale serie tv Girls, e alla sua creatrice e attrice principale Lena Dunham, ovvero Hannah, figura la cui stolida incapacità di scrollarsi di dosso l’inerzia e l’inettitudine dell’età e di carburare (e farsi dominare dalla) forza di volontà, il cui adagiarsi autodistruttivo nella mancanza (nello slittamento) di certezze e nell’inadeguatezza al mondo, si rispecchiano prepotentemente nell’indole nonchalante di Frances, che però accoglie questo stato d’animo (anzi, di modus vivendi si può parlare, nel suo caso) con maggiore grazia, con quieta accettazione, con distratta consapevolezza e con una perenne, trasognata svagatezza che la rende personaggio al tempo stesso fascinosamente e fastidiosamente sfuggente.

Detto banalmente, insomma, la si ama e la si odia, e almeno la prima e più positiva di tali reazioni bifronti è indubbiamente attribuibile alla sua interprete, quell’adorabile Greta Gerwig performer indie-issima, intensa, lunare, che dal bel Lola Versus allo straniante Damsels in Distress - Ragazze allo sbando si è sempre dimostrata abile membrana di sensazioni contrastanti, un groviglio di emozioni timidamente inesprimibili, folletto seducente sempre adorabilmente fuori posto, che non poteva che essere immediata musa di Baumbach, da sempre ritrattista di caratteri spaesati e malincomici (da Il calamaro e la balena a Lo stravagante mondo di Greenberg). Ed è dunque così facile, tanto quanto disarmante, immedesimarsi con la sua Frances e le pulsioni, le intermittenze, i colpi di testa e di cuore che la percorrono elettricamente lungo il corso del film, il quale proprio per questo è un oggetto inquieto, graffiato di imperfezione, che un po’ gira a vuoto e un po’ no, e che, composto di continue parentesi, alcune le azzecca (il viaggio a Parigi) e molte altre no (la corsa inebriata sulle note di Modern Love che ricalca con troppo azzardo quella di Denis Lavant nel capolavoro Rosso Sangue di Leos Carax).
In perenne bilico, Frances Ha, sospeso tra il vago apprezzamento empatico e la ripetitività del mood hipster modaiolo da costante occhiata all’orologio. Traballante ma armonico, diviso ma soave, come Frances, come lei incompiuto, come lei insopportabilmente vicino a noi.

Trailer di Frances Ha

Voto della redazione: 

3

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