Recensione di Una promessa di Patrice Leconte. Adattamento letterario che non emoziona mai e annoia spesso, con due interpreti scialbi e il povero Alan Rickman a salvare la baracca
Dopo le polemiche seguite all'uscita nel 2012 del film d'animazione La bottega dei suicidi (accusato di ironizzare con cattivo gusto su un tema tragico), l’autore francese Patrice Leconte torna con Una promessa, film in costume presentato fuori concorso lo scorso anno alla Mostra del Cinema di Venezia.
Tratto dal romanzo Le Voyage dans le passé (1929) dello scrittore austriaco Stefan Zweig e ambientato nella Germania di inizio ‘900, Una promessa racconta gli struggimenti amorosi del giovane Friedrich Zeitz (Richard Madden) innamorato della moglie (Rebecca Hall) del ricco industriale per cui lavora (Alan Rickman) e diviso tra la passione verso la donna e la devozione quasi filiale per il suo pigmalione.
Verboso, ridondante, con continui avvicinamenti e allontanamenti tra i due giovani e insipidi amanti, il film mette a dura prova la pazienza dello spettatore fin dai primi minuti, con un tira e molla insostenibile condito dai sensi di colpa di Friedrich e dai turbamenti della moglie fedifraga. Lo scoppio della Prima guerra mondiale, ennesimo ostacolo che si interpone tra i due innamorati, non è che un rapido accenno, quasi un pretesto per giustificare il protrarsi dell’assenza di Friedrich dalla Germania.
Se la ricostruzione delle austere atmosfere teutoniche d'inizio Novecento è impeccabile, altrettanto non si può dire della sceneggiatura, piatta e superficiale, e la scelta dei due protagonisti, teoricamente brucianti di passione, è quanto di più, sbagliato si potesse fare. Legnosi, imbambolati, privi di qualunque appeal, si trascinano di scena in scena senza mai emozionare, né coinvolgere, ma in compenso annoiando che è un piacere. Certo, Rebecca Hall è bella e porta con grazia gli abiti e i cappellini che il suo personaggio richiede, ma sotto i vestiti solo freddezza e l’incapacità di comunicare alcunché, mentre Madden, conosciuto soprattutto per il ruolo di Robb Stark nella serie cult Games of Thrones è un protagonista incolore e quasi inesistente. Per non parlare della poca verosimiglianza della vicenda, secondo cui una trentenne sposata con un maturo, ma ricco e affascinante, gentleman (Alan Rickman rimane l'unico motivo di interesse dell'intera pellicola) si farebbe abbagliare da uno sbarbatello in carriera senza arte, parte e personalità.
Più fiction per la prima serata della tv pubblica che cinema, Una promessa si prepara a essere dimenticato in fretta ed è una di quelle visioni festivaliere di cui la sala non sentiva affatto la mancanza.
Voto della redazione:
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