Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, “Mon Roi”, diretto da Maïwenn, è un film passionale, sincero e spontaneo che si avvale della forma strepitosa dei suoi due protagonisti
Emmanuelle Bercot torna sul red carpet francese dopo aver inaugurato questa sessantottesima edizione del Festival (era suo, infatti, il film d’apertura La Téte Haute). Questa volta però lo fa in veste di attrice in una pellicola, diretta dalla sua connazionale Maïwenn, che la vede al centro della vicenda insieme a Vincent Cassel. Proponendosi di raccontare una storia d’amore tra due individui decisamente fragili e irregolari, la pellicola segue con uno stile dinamico e coinvolgente tutte le vicende dei due protagonisti, provando a rincorrerli e a spiarli in ogni loro movimento. Sarebbe stato molto facile annoiare lo spettatore, presentare svolte narrative trite e ritrite e scadere nella retorica. Mon Roi invece funziona in maniera sorprendente.
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Maïwenn lavora benissimo con gli attori riuscendo a strappare interpretazioni memorabili per la loro sincera umanità e spontaneità: entrambi si candidano di prepotenza per poter ottenere il premio finale del concorso. Aiutato da una scrittura fluida e minuziosa nei dettagli, il film costruisce sequenze leggere, ma significative che lasciano intuire sempre qualcosa in più sui caratteri dei protagonisti e sulle loro ferite. Qualche passo falso la pellicola lo compie nella parte centrale, troppo ripetitiva e statica, e soprattutto in un finale sbrigativo e con la colpa di non portare a compimento alcune sotto trame come l’incidente sugli sci. Ciononostante Mon Roi rimane un film solido e riuscito, interessante nei suoi spunti tematici e vincente sotto l’aspetto tecnico.
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