Un'altra cerimonia penosa e imbarazzante per i David di Donatello. D'accordo, era difficile fare peggio di Paolo Ruffini l'anno scorso, ma pure stavolta le cose ridicole per cui strapparsi gli occhi sono diverse...
Vedi il palco spoglissimo e capisci che anche quest'anno è giunto il momento dei David di Donatello, la serata di premiazione più deprimente tra tutte. Il conduttore Tullio Solenghi si sforza di essere brillante, dopo le allusioni alla delusione di Cannes per i film italiani non premiati (i soliti francesi che se la tirano e dovrebbero restituirci la Gioconda... ), recita addirittura una finta lettera di Angela Merkel con battute sull'economia italiana, senza strappare mezza risata ad una platea rimasta giustamente mummificata e sedata. Il risultato rimane il medesimo degli anni scorsi: una cerimonia di gala gestita però come fosse un talk show di Maria De Filippi o Simona Ventura.
Hai Quentin Tarantino sul palco, una delle più ricche personalità cinematografiche del panorama internazionale, e che cosa fai? Altrove avrebbero probabilmente sviscerato i suoi pensieri sulla settima arte, ma qui ai David si preferisce mostrargli foto di Marzullo, Bruno Vespa, Antonella Clerici e Mara Venier, chiedendogli che ruolo gli avrebbe affidato per i suoi film. Tipico siparietto da Buona Domenica insomma. E ancora, ecco arrivare il momento In Memoriam dedicato ai celebri scomparsi dell'ultima annata: ai David la macabra pensata di dividere tra morti di serie A e di serie B; i primi (Virna Lisi, Francesco Rosi, etc..) hanno la foto proiettata sullo schermo con tanto di citazione, i secondi (Alberto De Martino, Callisto Cosulich e altri), vengono a malapena menzionati e ricordati da altri premiati, ma in fretta e furia, tanto che neanche a rivedere il replay si riesce a percepire i nomi.
[Leggi anche: 10 motivi per cui la cerimonia dei David è stata penosa]
Di più: in mezzo al dilettantesco caos, notare i trofei che si perdono, come quello a Franco Maresco assente e ricevuto dal produttore Rean Mazzone, e sul palco i vincitori, come quelli per gli effetti speciali, che non fanno in tempo a parlare che già vengono cacciati via dal conduttore, senza contare i siparietti comici da strapparsi gli occhi, gag da far gelare il sangue, e tante altre cose in puro stile David. Ovvio, allora, che il film per cui tifavamo di più, Hungry Hearts di Saverio Costanzo, sia tornato a casa a mani vuote.
Ecco tutti i vincitori di quest'edizione:
Miglior film: Anime nere di Francesco Munzi
Migliore attore: Elio Germano per Il giovane favoloso di Mario Martone
Migliore attrice: Margherita Buy per Mia madre di Nanni Moretti
Miglior regista: Francesco Munzi per Anime nere
Miglior attore non protagonista: Carlo Buccirosso per Noi e la Giulia di Edoardo Leo
Miglior attrice non protagonista: Giulia Lazzarini per Mia madre di Nanni Moretti
Migliore sceneggiatura: Francesco Munzi, Fabrizio Ruggirello, Maurizio Braucci per Anime nere
Miglior regista esordiente: Edoardo Falcone per Se Dio vuole
Miglior produttore: Cinemaundici e Babe Film per Anime nere di Francesco Munzi
Miglior film internazionale: Birdman di Alejandro Gonzalez Iñarritu
Miglior film europeo: La teoria del tutto di James Marsh
Miglior colonna sonora: Giuliano Taviani per Anime nere di Francesco Munzi
Miglior canzone originale: Anime nere interpretata da Massimo De Lorenzo per il film Anime nere
Migliore documentario: Belluscone di Franco Maresco
Miglior autore della fotografia: Vladan Radovich per Anime nere di Francesco Munzi
Miglior montatore: Cristiano Travaglioli per Anime nere di Francesco Munzi
Miglior scenografo: Giancarlo Muselli per Il giovane favoloso di Mario Martone
Miglior costumista: Ursula Patzak per Il giovane favoloso di Mario Martone
Miglior truccatore: Maurizio Silvi per Il giovane favoloso di Mario Martone
Miglior acconciatore: Aldo Signoretti e Alberta Giuliani per Il giovane favoloso di Mario Martone
Migliori effetti digitali: Visualogie per Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores
Miglior fonico in presa diretta: Stefano Campus per Anime nere di Francesco Munzi
Premio David Giovani: Noi e la Giulia di Edoardo Leo
David alla carriera: Gabriele Muccino
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