Il regista de "La grande scommessa" ha affermato di non voler più tornare alla commedia. Il suo prossimo obiettivo è raccontare i problemi ambientali e la diffusione delle armi
Adam McKay, il regista di Anchorman - La leggenda di Ron Burgundy e del recentissimo La grande scommessa, il film con Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling e Brad Pitt sulla crisi finanziaria del 2007, è alle prese con l’eterno dilemma. Meglio un cinema che faccia ridere o un’arte che sia al servizio dell’impegno civile?
Il regista se lo chiede in particolar modo adesso davanti alle telecamere di The Wrap proprio perché dopo il tono della commedia si è misurato con una storia vera, che ha influenzato il mondo intero. Alle prese con tematiche molto più serie rispetto al passato però Adam McKay si è trovato perfettamente a suo agio e sembra non abbia intenzione di fare marcia indietro. Dopo un film come La grande scommessa non se la sente di tornare alle atmosfere assurde dei titoli precedenti, sempre ovviamente continuando ad essere un grandissimo estimatore della risata e del potere che quest’ultima ha sugli spettatori.
Essere coinvolto per sei mesi in una storia fatta di errori, bugie e conseguenze devastanti sui mercati mondiali l’ha coinvolto in modo inaspettato e straordinario, ed è per questo che il regista de I poliziotti di riserva si è detto intenzionato a continuare su questa strada, affrontando i cosiddetti “temi sociali” che molti guardano con sospetto.
Il cineasta ha rivelato a Sharon Waxman – CEO di The Wrap – che gli piacerebbe molto parlare di clima e del controllo delle armi. “Senza esagerare, il cambiamento climatico è la più grande storia a disposizione dell’essere umano... è letteralmente un evento a livello dell’estinzione”.
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A proposito del secondo tema invece McKay ha fatto riferimento a Elephant di Gus Van Sant, uno dei film più belli e potenti che ha saputo raccontare, seppur con un tono sospeso e non plateale, il problema della diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti.
Sicuramente c’è un modo di raccontare disgrazie in modo diverso dal solito, sfruttando il potere dell’ironia e di quella leggerezza che non coincide con la superficialità, vedremo se McKay ne sarà all’altezza.
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