Lo scandalo iCloud apre una riflessione sulla consistenza della privacy a Hollywood. Roxane Gay, penna di The Guardian, ne fa una questione psicologica: impossibile resistere ad attrici famose nude, è nella natura umana e questo è solo l'inizio
La privacy è un privilegio e, forse, quasi un'illusione. Lo è di certo per le attrici di Hollywood oggetto dello scandalo delle foto nude dopo il furto informatico nel sistema iCloud da parte di uno o più hacker. Da questo presupposto inizia la riflessione di Roxane Gay di The Guardian, che prevede solo il peggio per le star del grande schermo, con la semplice spiegazione che un desiderio voyeuristico nei confronti di qualcuno più esposto è insito nella natura umana a tal punto che questo processo non si fermerà mai.
Lo scandalo di agosto, che ha rivelato le nudità private di Jennifer Lawrence, Kate Upton, Teresa Palmer e molteplici altre bellissime, non è altro che frutto della normale evoluzione tecologica dei tempi. La verità è che è sempre stato così, non c'è storia: una star deve temere per la sua privacy, stare attenta a se stessa e alla sua famiglia, moderare l'esposizione dei suoi lati più intimi. Figurarsi nell'epoca del digitale e della condivisione in rete. I social media non hanno fatto altro che dimostrare che, così come i comuni mortali percepiscono di potersi atteggiare a divi, le stesse celebrità si scoprono più simili ai loro fan e non resistono al pensiero di magnificare il proprio ego posando in autoscatti che nessuno crederebbe funzionali a qualcosa per loro, abituate agli scatti a ogni ora del giorno.
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Un esempio non troppo lontano e notissimo negli Stati Uniti riguarda la ex Miss America del 1983 Vanessa L. Williams, che, dopo che Penthouse pubblicò alcune sue foto nuda del recente passato, fu costretta a restituire la corona e lo scettro di reginetta. La bella mulatta ebbe comunque una carriera televisiva, pur non entusiasmante, ma sempre macchiata da quel neo di inizio carriera, di cui la nudità fu l'asse portante. Qualche mese fa un'intrusione illecita nello smartphone di Scarlett Johansson fece prendere paura a tutta Hollywood: fu solo l'inizio di quello che sarebbe stato in seguito.
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La questione sollevata da Roxane Gay resta impervia. Lo status di star legittimerebbe quindi un reato informatico e di violazione della privacy? O semplicemente è una riflessione di semplice matrice psicologica: resistere all'idea di spiare un'attrice famosa nel privato è impossibile. Quello che è certo è che andare avanti di questo passo è compromettente per ognuna delle parti in causa. Ma cambiare la mente delle persone non è affare facile e pare che l'unica evoluzione possibile, per ora, sia la battaglia sul campo della tecnologia.
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