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Autore Pierre Hombrebueno :: 28 Gennaio 2016

Fare un film che, paradossalmente, si può “vedere” anche ad occhi chiusi? Ci ha provato il documentario "Il colore dell'erba" di Juliane Biasi Hendel, road movie previsto nelle sale italiane a partire da febbraio

Il colore dell'erba

Fare un film che, paradossalmente, si può “vedere” anche ad occhi chiusi? Ci ha provato il documentario Il colore dell'erba di Juliane Biasi Hendel, road movie con protagoniste due amiche cieche. Dopo l'anteprima torinese svoltasi lo scorso 18 gennaio, la pellicola arriverà finalmente nelle sale italiane a partire da febbraio.

Come anticipavamo, la particolarità dell'operazione risiede proprio nella sua intenzione di stimolare fortemente le persone non vedenti. Per riuscirci, il regista si è affidato al sound designer Mirco Mencacci, che ha lavorato duramente sul sonoro della pellicola per ricreare delle suggestive emozioni usufruibili anche senza l'uso della vista. Insomma, un'operazione che potrebbe inizialmente richiamare Blue di Derek Jarman (realizzato dal mitico autore quando ormai stava diventando cieco), ma che si differenzia sicuramente per concept e realizzazione.

Di certo, trattasi di un esperimento interessante che varrebbe la pena testare sul grande schermo: riuscirà la pellicola nella sua finalità di unire nelle sale cinematografiche sia gli spettatori vedenti che quelli non vedenti? In caso, gli applausi andrebbero alle case di produzione Indyca e Kuraj, che per l'occasione hanno ottenuto l'appoggio di  Mibact, Trentino Film Commission, Piemonte Doc Film Fund e UICI - Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

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In attesa di goderci Il colore dell'erba, ricordiamo che a breve partirà a Roma anche una rassegna dedicata alle persone prive di udito, con proiezioni di opere non solo coi sottotitoli, ma anche con il servizio di interpretariato LIS. Tra i film in programma, Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno e Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. 

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